Il Fronte del Cielo - Emeroteca - Il Corriere della Sera

 

 
   

     
25 maggio Attacchi di siluranti e aeroplani nemici respinti ...
     
26 maggio Il vano tentativo su Venezia
     
26 maggio Monfalcone bombardata da nostri aviatori
     
27 maggio Due dirigibili nemici comparsi sul lago di Garda
     
28 maggio Grado Occupata. L'azione delle aeronavi
     
29 maggio Il volo d'un aeroplano nemico su Brindisi
     
29 maggio I principali tipi di aeroplani e dirigibili
     
30 maggio Dove avvenne la cattura dell'aeroplano austriaco
     
31 maggio Per un servizio di vedette aeree
     


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L'Arena giugno 1915

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IL CORRIERE DELLA SERA 25 MAGGIO 1915

ATTACCHI DI SILURANTI E D'AEROPLANI NEMICI RESPINTI DALLA NOSTRA DIFESA COSTIERA

Dal comunicato ufficiale: Era previsto che, appena dichiarata la guerra, vi sarebbe stata una azione offensiva contro la nostra costa adriatica, intesa a produrre un effetto morale anziché a raggiungere un obiettivo militare. … Anche aeroplani hanno tentato di attaccare l'Arsenale di Venezia. Gli aeroplani sono stati cannoneggiare dalla artiglieria anti-aerea, fatti segno a un fuoco di fucileria, e attaccati da un nostro aeroplano e da un dirigibile che volavano sull'Adriatico. Le località attaccate sono Porto Corsini, che rispose immediatamente e costrinse ad allontanarsi subito; … A Jesi aeroplani nemici gettarono bombe sull’”hangar”, ma senza raggiungere l’obiettivo. Ogni altra notizia sulle operazioni di questa notte non ha fondamento. (Stefani).

Undici bombe su Venezia. (Ufficiale) Da notizie complementari risulta che gli aeroplani nemici apparsi stamane su Venezia erano due e hanno lanciato undici bombe senza cagionare gravi danni. La difesa è stata pronta ed efficace riuscendo a mettere subito in fuga gli aviatori nemici. I lievi danni ferroviari cagionati dall’attacco delle navi e dagli aeroplani del nemico nelle prime ore di stamane erano già riparati.

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IL CORRIERE DELLA SERA 26 MAGGIO 1915

IL VANO TENTATIVO SU VENEZIA
IL CANNONEGGIAMENTO DEI DUE VELIVOLI AUSTRIACI

Dal giorno della mobilitazione, Venezia di notte è nell’assoluta oscurità. Chi conosce le abitudini nottambule della città, potrà credere che essa ne provi disagio: no, fino ad ora questa, che è la più sentita e più appariscente conseguenza dello stato di guerra, è anzi causa di una certa gaiezza. La gente gira volentieri al chiaro di Luna. Neppure nelle case fu conservata l’illuminazione elettrica: l’energia dalle 20 alle 4 è soppressa per qualsiasi uso, per qualsiasi attività. I giornali stessi devono per ciò o spostare l’orario della loro pubblicazione, o provvedere in modo speciale, ritornando un po’ all’antico, componendosi parte a mano, parte a macchina. Qualche fanalino, rarissimo, rimane bensì acceso, nei meandri più nascosti della città, in qualche sottoportico, dove una calle sbocca in un canale, dove la viabilità senza questo diventerebbe pericolosa; però la luce pur fievole fu smorzata, incupita dai vetri di un azzurro carico che la diffondono solo per poco spazio. L’anima della città. Così Venezia si difende dagli aeroplani nemici ed in realtà si difende bene. Ogni casa chiude ermeticamente le imposte, ogni negozio ha tirato all’ingresso una tenda, ha coperto le vetrine; tranne gli esercizi pubblici – trattorie e caffè – gli altri si chiudono al calar del sole. E i cittadini stessi vigilano affinchè non avvengano pericolose infrazioni a questa necessità. Un balcone illuminato può suscitare un allarme. Presso la stazione ferroviaria, in alto in alto, ve n’era uno la notte scorsa: “Qualche tedesco che stabilisce delle segnalazioni luminose cogli aviatori nemici!”. E la Questura fu in moto e si parla di arresti prossimi e di indagini in diversi ambienti. Naturalmente, le fantasie s’accendono un po’, dappertutto si teme un nemico, ma ciò non nuoce. Venezia, veramente gioconda domenica notte, lieta anche di canti patriottici, di risa giovanili, fino a ora tarda, non s’attendeva il risveglio brusco, non ebbe però altro effetto che di determinare una grande curiosità; paura niente, malgrado si trattasse di due aeroplani nemici – un Taube e un biplano – che traversarono la città. Alle 3.30, mentre un mattino limpidissimo succedeva ad una notte fresca, i due aeroplani apparvero all’orizzonte ed i pochi sonnambuli ne furono avvertiti dal rombare dell’elica. Essi cedettero dapprima ad un esperimento, senonchè qualche minuto dopo un colpo di cannone diede l’allarme alla città. La popolazione s’affacciò subito sui balconi, mentre un sibilo di sirena – avvertimento a tutti gli osservatori militari disseminati per Venezia – segnalava la minaccia nemica. Il “Taube”. L’apparecchio, della nota forma dei Taube, filava a una quota di circa seicento metri e proveniva dal Lido traversando il bacino diagonalmente per raggiungere diritto la zona compresa tra il ponte della ferrovia e la Marittima. Ecco allora che alla prima cannonata un’altra fa subito eco: il colpo è ben diretto, l’apparecchio fa uno sbalzo, ma continua la sua corsa e ora, fra il fragore più lacerante dei colpi di cannone, del crepitar delle mitragliatrici, dello sgranarsi della fucileria, lo si vede di quando in quando circondato come da un nimbo di nuvolette: gli shrapnels lo seguono, lo precedono, la tempesta di piombo lo incalza ed esso aumenta, aumenta sempre più la sua quota, si fa sempre più piccino alla vista, sempre più lento alla corsa. La popolazione, allorchè si rese conto del tremendo spettacolo che le si era presentato, uscì dalle case e corse in piazza; ma in realtà rimase così serenamente tranquilla che può dirsi ormai che tale esperimento l’abbia dimostrata temprata ad ogni sacrificio. I veneziano d’oggi si sono dimostrati degni figli dei combattenti del 48-49, di coloro che decretarono la resistenza ad ogni costo per bocca di Daniele Manin. Frattanto il Taube alzava sempre più la sua quota e si metteva fuori tiro: quindi lanciava a casaccio qua e là alcune bombe. In tutto sommarono a undici. Alcune furono viste cadere in laguna e una nel bacino di San Marco. Si trattava di bombe incendiarie e di bombe esplosive, il cui obiettivo probabile era l’Arsenale, poiché, dopo aver lanciato una bomba esplosiva vicino al gazometro ed averne gittate altre in Campiello delle Locande, in Parrocchia di San Luca, lanciò lanciò nell’interno dei cantieri arsenalizi molte freccie metalliche di breve misura con la penna a croce, sulle quali era incisa la leggenda: “Inventata in Francia – Fabbricata in Germania”. Ma nessuno rimase colpito e gli operai più tardi andarono a gara per raccoglierle e portarle nelle loro officine come ricordo storico. Molte erano cadute nel bacino; altre erano andate a spuntarsi sulle banchine. Bombe esplose e bombe vane. Quando il Taube raggiunse oltre la metà del ponte lagunare e – rifatta la via – volando sull’Arsenale si trovò sul popoloso quartiere di Castello Alto, lanciò un’altra bomba. Questa esplose con molto fragore, mentre la successiva, che piombò sul tetto delle Suore Dorotee, scivolò nel cortile e rimase senza effetto e fu poscia raccolta intatta. Inefficace riescì anche una bomba caduta nel cortile della scuola elementare di san Giacomo: questa scoppiò per accidente a mezzogiorno, cagionando del panico fra la scolaresca, ma niente altro. Un’altra bomba cadde a San Basegio, un’altra ancora scavò una buca nel prato vicino alla casa dei ferrovieri; essa doveva avere un’alta potenzialità, poiché i suoi effetti si manifestarono in un raggio di circa trecento metri: le mura dell’officina del gasometro furono crivellate di frammenti innumerevoli, le finestre di molte case pur lontane caddero in frantumi. Essendosi compreso come uno degli obiettivi del Taube fosse l’attacco al gasogeno, l’artiglieria e le mitragliatrici lo tenevano ad una grande altezza, ormai, e non poteva scorgere il bersaglio. Fu allora ch’esso trasvolò, inoltrandosi nel settore del ponte ferroviario fino a circa quattro chilometri verso Mestre, e poi deviando bruscamente, si diresse sull’Arsenale col risultato che vi ho già riferito. Qualche danno cagionò una bomba caduta sulla casa dei signori pagani in Foondamenta Tagliapietra; Essa precipitò dal tetto nel cortile e quivi, esplodendo, produsse una buca di una certa profondità scrostando i muri circostanti . Un frammento di essa colà raccolto, e che pesava milleduecento grammi, fu depositato….

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IL CORRIERE DELLA SERA 26 MAGGIO 1915

MONFALCONE BOMBARDATA DAI NOSTRI AVIATORI

QuartiEre Generale: Bollettino di Guerra 26 maggio. I nostri aviatori bombardarono le officine elettriche e la stazione ferroviaria di Monfalcone. Firmato: Cadorna

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IL CORRIERE DELLA SERA 27 MAGGIO 1915

DUE DIRIGIBILI NEMICI COMPARSI SUL LAGO DI GARDA

Due Dirigibili Nemici comparsi sul lago di Garda. Peschiera 26 maggio. Questa mattina l’autorità militare segnalava il passaggio dalle regioni di confine di due dirigibili nemici avviati verso l’Italia e più precisamente verso la regione del Garda. Da tutti i posti nei quali è stabilita la difesa contro le incursioni aeree furono immediatamente prese diposizioni per respingere l’attacco. I due dirigibili furono avvistati sopra il lago di Garda. Ma quando erano già arrivati ad un terzo del lago, cioè a circa dieci chilometri da Riva di Trento e quindi appena in vista dei primi paesi delle sponde bresciana e veronese, mutarono rotta e dopo qualche momento d’indecisione, ritornarono sul loro percorso scomparendo al di là del confine, verso Riva.

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IL CORRIERE DELLA SERA 28 MAGGIO 1915

GRADO OCCUPATA - L'AZIONE DELLE AERONAVI

Gran Quartiere Generale. 27 maggio ore 23. Nella notte dal 26 al 27 la squadra delle nostre aeronavi compiè una incursione su territorio nemico lanciando bombe sulla linea Trieste-Nabresina producendo evidenti danni e, a quanto pare, l’interruzione della ferrovia. Benchè fatta segno a violento fuoco di fucileria e di artiglieria rientrò incolume nelle nostre linee. Firmato: Cadorna.

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IL CORRIERE DELLA SERA 29 MAGGIO 1915

IL VOLO D’UN AEROPLANO NEMICO SU BRINDISI

Un aeroplano austriaco messo in fuga da Brindisi. Telegrafano da Brindisi al Messaggero:”Ieri mattina alle ore 10 il Comando della difesa veniva radio telegraficamente avvertito che a 15 miglia da Brindisi c’era un aeroplano austriaco il quale si dirigeva verso Brindisi. La popolazione della città venne tosto avvertita, ma rimase in calma perfetta. L’aeroplano nemico inseguito, pertanto, da due nostri aeroplani, mutava rotta fuggendo a gran velocità verso Cattaro. Si presume ch’esso sia stato colpito e danneggiato”.

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IL CORRIERE DELLA SERA 29 MAGGIO 1915

I PRINCIPALI TIPI DI AEROPLANI E DIRIGIBILI

Ieri il dirigibile navale “M2” volò sopra Sebenico e lanciò bombe che colpirono varie cacciatorpediniere di un gruppo ancorato alla foce del fiume Budua. L’aeronave fu cannoneggiata vivamente, ma senza risultato e fece ritorno incolume. Thaon De Revel
I PRINCIPALI TIPI DI AEROPLANI E DI DIRIGIBILI




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IL CORRIERE DELLA SERA 30 MAGGIO 1915

DOVE AVVENNE LA CATTURA DELL'AEROPLANO NEMICO

Gran Quartiere Generale. Bollettino di Guerra. 29 maggio. Frontiera del Friuli. Nella notte dal 27 al 28 i nostri dirigibili eseguirono incursioni fortunate in territorio avversario, recando numerosi danni. Numerose bombe lanciate raggiunsero infatti i bersagli. Le nostre aeronavi fatte segno al fuoco nemico compirono ugualmente la loro missione. Nella notte dal 27 al 28 un aeroplano nemico proveniente da Pola fu costretto ad atterrare presso la foce del Po di Volano e venne catturato. Firmato: Cadorna
Dove avvenne la cattura dell’aeroplano austriaco. I due aviatori prigionieri. Ferrara 28 maggio. Eccovi i particolari della cattura dell’aeroplano austriaco, annunciata nel comunicato ufficiale di oggi. Questa mattina alle 8 si spargeva in città la notizia che un aeroplano diretto certamente a Ferrara era caduto in una delle valli che circondano Codigoro e Comacchio. Sono partito subito per Codigoro e vi trasmetto le notizie che ho raccolto anche da testimoni oculari. Ieri notte verso le 23, . proveniente dal mare in direzione est, le guardie di finanza in servizio lungo l'Adriatico nella splendita notte lunare intravidero all'altezza della punta di Gorino, un aeroplano che accolsero a colpi di fucile; Il velivolo si sottrasse velocemente alla fucileria dirigendosi verso le valli; ma a circa 16 km di distanza si abbassò: un guasto al motore lo costringeva ad atterrare nella valle di Volano vicino alle bocche di un canale naturale, il Bianco. Certo Oreste Mondo, accortosi dell'atteggiamento, vide scendere dall'apparecchio due persone, le quali si misero tosto al lavoro intorno al motore. Senza essere scorto dagli aviatori, egli allora corse ad avvisare le guardie di finanza le quali giunsero sul posto mentre i caduti cercavano di nascondersi fra le canne palustri. Le guardie spianarono contro di essi i loro moschetti, e gli aviatori che erano affondati fin quasi alle spalle nella melma e nell'acqua, alzarono le braccia in segno di resa. Tratti a riva vennero portati al posto di guardia e trattati con ogni riguardo dai nostri finanzieri. I due aviatori sono la I.R. guardia marina Willi Bachich e l'I.R. tenente di vascello Wenzel Woschik. Il primo, giovane parla correttamente l'italiano, e si trattiene volentieri con i nostri soldati; taciturno e chiuso è invece il tenente. Gli aviatori partiti da Fiume avevano ancora seco tre bombe di forma cilindro-conica del peso di circa 10 chilogrammi ognuna, bombe che gettarono in acqua, assieme a fucili a ripetizione, rivoltelle e munizioni. Essi avevano seco una carta della nostra regione. Prima di arrendersi avevano gettato in acqua dei frammenti di manoscritti, gran parte dei quali vennero però ripescati. Il velivolo catturato è un idrovolante di color griglio segnato con L 40; sul timone e sulle ali di gauchissement porta dipinti due spazi in rosso posti lateralmente ad uno centrale bianco. L’apparecchio tratto a riva sarò trasportato a Bologna; i due prigionieri vennero trasportati a Ravenna mediante un motoscafo della regia marina.

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IL CORRIERE DELLA SERA 31 MAGGIO 1915

PER UN SERVIZIO DI VEDETTE AEREE

La Lega Aerea nazionale, per speciale incarico dell’autorità militare, ha istituito dei posti di vedetta per la segnalazione di aeroplani e dirigibili che possano apparire a Milano. Per alleviare le guardie e i turni, ha deliberato di aumentare il corpo degli osservatori, e prega quelli fra i propri soci od altri cittadini volenterosi che abbiano sufficiente pratica di macchine aeree, dispongano di un buon binocolo e possibilmente di bicicletta, e siano disposti di assumere un servizio di scolta notturna – mezza notte su quattro – di farsi conoscere alla sede centrale dell’Associazione, via della Signoria 6, dove potranno avere gli schiarimenti del caso.

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