Il Fronte del Cielo - Osservazione e Ricognizione - 7.5 - L'anno di Caporetto
L’organizzazione dell’aviazione italiana raggiunse un livello rispettabile nel corso del 1917, con 44 squadriglie presso l’esercito operante e un programma di ampliamento piuttosto ambizioso che prevedeva di portare a 30 le squadriglie di artiglieria.
Ma il comando delle squadriglie fu sciolto nell’aprile del 1917 con la sottomissione delle squadriglie ai comandi d’aeronautica di armata e la perdita della connotazione con una conseguente diversificazione dei compiti che furono ampliati
portandoli alla ricognizione tattica, osservazione del tiro e collegamento con la fanteria. La ricognizione ebbe una diversa denominazione riferita al proprio livello con squadriglie di armata cui competeva l’esplorazione strategica e quelle di
corpo d’armata limitate alla sfera tattica. Pur nelle sue forme roboanti, in una circolare del maggio 1917 il comandante (da fine marzo) dell’Ufficio Servizi Aeronautici Maggior Generale
Andrea Maggiorotti metteva in chiaro che: “ (…) la ricognizione è la missione più utile, più necessaria, direi quasi più santa, ed è essa in special modo che giustifica la creazione dell’Arma, perché essa è quella che guida i poderosi colpi delle
nostre bocche da fuoco e guida gli slanci delle nostre truppe” riconoscendo così il ruolo fondamentale di questa forma di attività aerea anche rispetto alle altre cui il comandante dell’Ufficio Servizi Aeronautici dedicava meno spazio nel suo scritto.
L’”Istruzione sul servizio di ricognizione” coincide come data di diffusione con l’inizio della
decima batttaglia dell’Isonzo, una delle maggiori operazioni del Regio esercito nella prima guerra mondiale, istruzione che confermava come strumenti della ricognizione la tavoletta quadrettata per l’individuazione degli obiettivi e dei colpi e il
radiotelegrafo per comunicare i dati con un apposito codice, nonché la macchina fotografica. La circolare precisava altresì che la fascia tattica dei corpi d’armata andava dai 15 ai 20 chilometri, mentre le ricognizioni più profonde a livello quindi
strategico erano ordinate dalle armate e dal Comando Supremo. La
10^ offensiva dell’Isonzo, una delle due ultime grandi offensive isontine di
Luigi Cadorna, lanciata nel maggio, fu appoggiata dall’attività di ricognizione che provvide ad acquisire uno studio preliminare del terreno mentre le migliori ed esperte squadriglie furono assegnate al servizio di artiglieria, adeguatamente protette dalla
caccia che sostenne parecchi scontri; il solo II Gruppo, a nord del Vippacco, ebbe 127 combattimenti e 10 abbattimenti. Era strutturato su 5 squadriglie e una sezione da ricognizione, 2 squadriglie e 3 sezioni da caccia (
21^,
22^,
40^ e
27^ a
Campoformido,
30^
Farman a
Chiasellis). Il VI Gruppo, (
41^,
45^, a
Oleis,
24^ e
29^ a
Cavazzo Carnico), era dotato di 4 squadriglie da ricognizione. Con la 3^ Armata operò invece il I Gruppo con 6 squadriglie da ricognizione e 2 squadriglie e una sezione da caccia. Vi era inoltre il V Gruppo che intervenne nella battaglia con le vecchie
Squadriglie d'Artiglieria
42^,
43^ e
44^. Il servizio d'artiglieria fu fornito dalla
41^ e
45^ Squadriglia. Due appaiono i dati più rilevanti dell’offensiva nel suo aspetto aereo: le 86 sortite effettuate per dirigere il fuoco dell’artiglieria soprattutto con vecchi aerei
Caudron G.3 non facilmente sostituibili dal
Savoia Pomilio, dati i problemi che questo velivolo continuava a mostrare, e l’uso esteso della fotografia aerea per preparare l’offensiva come per controllare lo stato delle difese sempre più profonde e complesse. L'estate del 1917 è anche l'estate dell'
Ortigara, dal nome della brulla montagna che simboleggia e riassume in sè, il sacrificio della 6^ Armata. Vi parteciparono le squadriglie del VII Gruppo (
32^ e
49^ Squadriglia, a
Nove di Bassano) ma anche unità sottratte alla 1^ (50^ Squadriglia a
Trissino,
24^ Squadriglia a
Casoni, Sezione
Farman della
48^) e alla 4^ Armata.
La successiva offensiva d’agosto, meglio nota come Battaglia della Bainsizza, fu la copia della 10^, con lo svantaggio del manifestarsi della crisi delle eliche del Pomilio che non arrivavano in numero sufficiente e che soffrivano di carenze di lavorazione, con immaginabili conseguenze, ma anche con i problemi dell’ormai vetusto Caudron G.3. Tuttavia furono compiuti dalla 2^ Armata ben 915 voli di ricognizione, compresi quelli effettuati prima della battaglia per lo studio del terreno, e 300 come servizio di artiglieria. Le perdite furono relativamente alte, 50 velivoli colpiti e 30 incidentati per avarie ai motori. La 3^ Armata del Duca d’Aosta che era assai meno cospicua della 2^ del Generale Capello, ebbe naturalmente meno velivoli a disposizione e portò a termine 220 missioni di ricognizione e 97 di artiglieria. Provenienti dai Centri di Formazione arrivarono in questo periodo al fronte dell'isonzo le Squadriglie 27^, 28^, 33^ e 36^ tutte su S.P.3. Mentre ancora cadevano le granate sulla Bainsizza, due nuovi velivoli SIA 7B da ricognizione arrivarono a Campoformido per la valutazione, che fu nel complesso positiva. Tuttavia una volta entrati in produzione si rivelarono un completo fallimento progettuale ma soprattutto di lavorazione, al punto da far chiedere al Comandante Superiore di Aeronautica, Generale Bongiovanni la loro radiazione dal servizio. Con questi arrivi e con la ridistribuzine di alcune squadriglie, la composizione dei Gruppi della 2^ e 3^ Armata fu profondamente modificata. Alla vigilia della battaglia, il II Gruppo a Campoformido aveva perso la 30^ Farman sciolta l'11 luglio, la 111^ SAML destinata in Macedonia, conservando le squadriglie Savoia Pomilio 21^, 22^ e 40^ in aggiunta alla nuova 33^. L'altro gruppo della 2^ Armata, il VI, univa alle squadriglie 41^ e 45^ di Oleis, e a quelle di Cavazzo Carnico ( 24^, 29^, sezione della 113^ e sezione della 83^, le squadriglie di nuova formazione 27^ e 36^ entrambe su S.P.3 a Chiasellis e Oleis. Delle squadrilie da ricognizione, tutte su S.P.3 ad eccezione della 45^ Farman e 132^ Pomilio, alla fine di lugllio soltanto sei, 21^, 22^, 35^, 40^, 41^, 45^, erano dotate di stazioni radiotelegrafiche di borso e nella misura massima di 5 velivoli per squadriglia. In totale erano defficienti e disponibili solo 34 macchine. Nell'Armata del Duca d’Aosta il servizio di corpo d'armata fu affidato al V Gruppo, articolato nelle squadriglie 42^, 43^ e 44^ Caudron G.3, 28^, 38^ e 39^ SP. Nel mese di settembre il Comando Supremo fu costretto a rivedere la propria posizione rispetto alle squadriglie di artiglieria, constatato che esse servivano; di conseguenza il 20 ottobre, alla vigilia di Caporetto, furono reintrodotte le squadriglie di artiglieria dedicate, con un progetto di inserimento di una squadriglia per corpo d’armata e due per armata, da equipaggiare con il sunnominato SIA 7B, con il nuovo S.P.4 e con osservatori d’artiglieria. L’organico previsto era di nove velivoli con 9 piloti e 18 osservatori, compresi 6 allievi. La ricognizione fu affidata a due squadriglie per armata, ognuna strutturata su 12 velivoli con 12 piloti e 12 osservatori.
Quando avvenne la rottura del fronte, l’attività dell’aviazione da ricognizione divenne frenetica sia per cercare di raccogliere notizie sui movimenti dell’avversario sia per attaccare le colonne nemiche avanzanti allo scopo di frenarle, e subendo in questo sforzo rilevanti perdite. Il 27 ottobre caduto Monte Maggiore e la terza linea di difesa, fu ordinato l’abbandono dei 14 campi di aviazione schierati verso l’Isonzo con la conseguente perdita di molto materiale e di molti velivoli a causa del carattere di staticità che la guerra aveva assunto in tutto il periodo precedente e la difficoltà di trasferimento di tutti i velivoli e i materiali nella fiumana della caotica ritirata della 2^ Armata. La ritirata complessiva coinvolse 22 campi di aviazione e la perdita di oltre 100 velivoli tra quelli abbandonati e quelli persi in azione o per incidenti. La riorganizzazione fu abbastanza rapida, se si considera che, di fatto fuori combattimento l’elefantiaca 2^ Armata, i mezzi disponibili di quest’ultima vennero assegnati alla 4^ il cui compito era la difesa del tratto più delicato del fronte, ovvero il massiccio del Grappa. Una grave perdita furono i materiali di trasmissione, ma i collegamenti furono rapidamente rimessi in funzione. Con la 4^ Armata si schierarono il II, il VI e il XII Gruppo Aeroplani e i Gruppi Sezioni Aerostatiche II e VII; il I, V e XIII Gruppo Aeroplani e i Gruppi III e IV Sezioni Aerostatiche furono posti alle dipendenze della contigua 3^ Armata che si era schierata lungo il Piave. In coincidenza con la fine della ritirata furono gonfiati i palloni per riavviare l’attività sulla linea d’arresto del Grappa-Piave. Le squadriglie da ricognizione, ora in generale dotate di S.P.3, ma tutt’altro che a pieni organici, effettuarono la mappatura fotografica delle linee austriache oltre il Piave con particolare attenzione alle artiglierie e offrirono rapidamente interessanti missioni di assistenza al tiro d’artiglieria contro le passerelle sul Piave, che furono costantemente sorvegliate per la loro importanza nello stabilire e sostenere le teste di ponte austriache.
Da:
(1) "Ali
sulle trincee, Ricognizione tattica ed osservazione aerea nell'aviazione
italiana durante la Grande Guerra, di Basilio Di Martino, 1999,
Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare; (2) "L'Aeronautica italiana nella
I Guerra Mondiale" Atti del convegno Roma 21-22 novembre 2007, La nascita e
lo sviluppo dell'aviazione da ricognizione, di Alessandro Massignani.
Aeronautica Militare - Ufficio Storico. Immagine. Caudron G.3 1917 (Per gentile concessione della famiglia Galetto)
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