La Grande Guerra Aerea - 4.2 - 1917 - Ortigara
Dopo poco più di un anno dalla «Strafexpedition» austriaca, il generale Luigi Cadorna decise un'azione energica sul settore degli Altipiani in modo da ridurre la pressione austriaca sull'Isonzo. Il tenente Natale Palli della 48^ Squadriglia fu incaricato di svolgere una missione di ricognizione sopra le retrovie avversarie. A bordo del suo Caudron G4 decollò da Belluno e dopo un lungo volo tra le Dolomiti atterrò a Castenedolo (Bs). Le operazioni di allestimento dell'imminente attacco non erano sfuggite agli austriaci e il 9 giugno del 1917 i 20 battaglioni italiani lanciati all'assalto sulla desolata pietraia dell'Ortigara trovarono l'avversario pronto ad attenderli. Alle operazioni parteciparono anche le squadriglie 78^ e 79^ (di recente costituzione) entrambe basate a Fossalunga. Fu inoltre impegnata una sezione della 91^ Squadriglia appena entrata in attività nel Friuli. Dal 6 giugno quella che era destinata a diventare famosa come la Squadriglia degli Assi, comandata da Francesco Baracca, si insediò a Istrana. Arrivarono 7 aerei e 11 piloti, tra cui Fulco Ruffo di Calabria, Luigi Olivari, Goffredo Gorini, Ferruccio Ranza e Giovanni Sabelli. Tre aviatori rimasero ad Udine a disposizione di Pier Ruggero Piccio e Guido Tacchini. La formazione rientrò ad Udine il successivo 4 luglio con 13 vittorie in circa 100 missioni all'attivo. L'offensiva, condotta dalla 6^ armata, fu supportata dalle artiglierie e dai due gruppi di aeroplani della 1^ armata. La 50^ Squadriglia fu messa a disposizione e le altre, in particolare le due squadriglie da bombardamento e le squadriglie 31^, 73^ e 112^ da ricognizione e 71^ e 76^ da caccia, parteciparono alle azioni dei giorni 10 e 19 giugno in concomitanza con i due attacchi sferrati dalle truppe. Gli aerei della 1^ armata si affiancarono nell'occasione ai Caproni del Raggruppamento da Bombardamento ed ai velivoli della 6^ armata per battere i centri logistici e le vie di comunicazione dell'altopiano di Asiago. Le incursioni, che tra bombardieri, ricognitori e caccia vedono impegnati oltre 140 velivoli, furono fortemente ostacolate dal tempo coperto. La 6^ Armata, nel settore degli altopiani, era stata costituita per riconquistare il bastione naturale di Cima Portule e allontanare la minaccia di un invasione austriaca della pianura veneta. La componente aerea era formata dalla 79^ Squadriglia Caccia, parte del VII Gruppo Aeroplani, dalla 32^ Squadriglia Farman, la 49^ Caudron G.3, con l’aggiunta della 26^ che in quel momento stava ricevendo i velivoli S.P.3. Era inoltre previsto l’intervento dei bombardieri Caproni del X e del III Gruppo, i quali dipendevano direttamente dal Comando Supremo. La battaglia ebbe inizio alle 5.15 del 10 giugno 1917 imperversando un cattivo tempo che condizionò fortemente l’attività aerea. Il 10 giugno furono eseguite 141 missioni, di cui 32 di bombardamento, 53 di ricognizione E 56 di caccia. Furono persi due bombardieri Caproni, uno della 2^ Squadriglia attaccato e abbattuto presso Arsiero e uno, per incidente, presso la Val Galmarata. Fino al 14 giugno il maltempo impedì di volare, e nella giornata si dovette affrontare una intensa attività aerea nemica. Un SAML della 113^ Squadriglia venne abbattuto in combattimento sulla Val d’Assa. Il 15 giugno i Caproni del IV Gruppo attaccarono i baraccamenti e i depositi di Baza di Madreja. Alle otto del mattino del 18 giugno si tentò la battaglia decisiva per la conquista di quota 2015, e il giorno successivo, in concomitanza con l’assalto delle fanterie, entrarono in azione 30 Caproni, 61 caccia e 54 ricognitori. Fallito il tentativo, come è noto, il 29 giugno iniziò il ripiegamento sulle posizioni di partenza. La 32^ e la 49^ Squadriglia effettuarono missioni di ricognizione fotografica ed a vista per fornire alle artiglierie indicazioni sugli obiettivi da battere e per la correzione del tiro.
Sul fronte dell'Isonzo furono anche sperimentate operazioni di guerra psicologica, con il lancio, nel mese di luglio, di pacchi di manifestini in lingua ceca. Il testo faceva leva sul tema dell'irredentismo per scuore il morale di uomini che i comandi austriaci guardavano con sospetto, ritenendoli sensibili alla cuasa dell'indipendenza ceca e slovacca. Verso la fine di giugno del 1917 la squadriglia francese di idrovolanti di Venezia fu sciolta ed i piloti tornarono in patria. Con l'ultima formazione costituita, la 259^, i reparti di idrovolanti italiani avevano infatti raggiunto una sufficiente consistenza. Secondo la regola in base alla quale i reparti francesi d'oltremare dovevano avere una numerazione superiore al 500, la squadriglia di Nieuport N 392 che faceva base a S. Nicolò diventò la N 561^. Il pomeriggio del 25 giugno 1917 un FBA italiano della 252^ Squadriglia decollò da Venezia. A bordo, oltre al pilota era imbarcato anche il tenente francese Marcel Zuber, della Escadrille N 392 del Lido. La sua presenza sul velivolo era stata autorizzata dal tenente di vascello Giovanni Roberti di Castelvero, che comandava la Stazione Idrovolanti della città lagunare. Zuber si trovava sull'apparecchio pilotato dal capo Daniele Minciotti per osservare le tecniche usate dagli idrocaccia austriaci. Al rientro dalla missione, quando il velivolo stava per ammarare, cadde improvvisamente al centro del canale, Minciotti si salvò ma l'ufficiale francese morì tre giorni dopo. Il 30 giugno, durante la notte, gli idrovolanti della stazione «Miraglia» di Sant'Andrea sferrarono il più corposo attacco di tutta la guerra su Trieste con 15 aeroplani. Al ritorno però i piloti furono colti da una tempesta che li obbligò ad ammaraggi forzati. A fine luglio la 31^ equipaggiata con gli S.P.3 arrivò sul campo di Castelgomberto. Durante l'estate iniziarono anche le consegne dei primi Hanriot di costruzione Macchi. Il 22 Luglio la 201^ Squadriglia dotata di Caproni Ca.3, dopo la sua formazione a Ghedi raggiunse Marcon nel veneziano. Il nuovo reparto richiesto dalla Marina, aveva il compito di pattugliare la costa istriana, annotando il traffico navale in arrivo e partenza dai porti austriaci. Il 28 luglio 1917 Furono bombardate le miniere di Idria, da dove si estraeva il cinabro per ricavare il mercurio necessario a produrre il fulminato di mercurio impiegato nella fabbricazione degli inneschi degli ordigni esplosivi. All'inizio di agosto del 1917 cominciò una serie di bombardamenti continui su Pola, secondo le insistenti richieste di D'Annunzio, che era convinto che in tal modo si sarebbero potute mettere in ginocchio l'Aviazione e la Marina austriache. Il primo attacco fu portato il 2 agosto da una formazione di 36 velivoli Caproni Ca.3. Raid di tali dimensioni anticiparono in modo esemplare ciò che sarebbe poi accaduto nel secondo conflitto mondiale. Le azioni martellanti dureranno fino ad ottobre. L'8 agosto lo stesso D'Annunzio partecipò ad una incursione e la sera precedente, al momento del brindisi augurale, sostituì il barbaro «Hippy hurrà» con il nuovo «EjaEja Alalà». Il primo settembre 1917, Arturo Dell'Oro della II^ sezione dell' 83^ Squadriglia di Belluno, era in volo vicino allo Schiara. Intercettato un Brandenburg proveniente dalla base di Pergine, iniziò l'attacco. A questo punto sembra che l'arma del pilota italiano si sia inceppata e che Arturo Dell'Oro abbia tentato di gettarsi contro il velivolo avversario provando forse a colpirlo con il suo carrello. L'azzardata manovra non riuscì e tutto si concluse tragicamente con un impatto tra i due velivoli che si incastrarono. Entrambi gli aviatori caddero insieme sul monte Pelf perdendo la vita. Arturo Dell'Oro, di famiglia piemontese ma nato in Cile dove il padre era emigrato, ottenne la Medaglia d'Oro al Valor Militare.
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