La Grande Guerra Aerea - 4.1 - 1917 - Il Terzo anno di Guerra
Secondo i piani del Comando Supremo e i programmi a suo tempo concordati, alla ripresa primaverile delle attività, l'aviazione italiana avrebbe dovuto schierare 30 squadriglie da ricognizione, montate su monomotori o bimotori Savoia Pomilio, 38 squadriglie da caccia e da difesa, delle quali 10 Nieuport, 14 su Pomilio biposto tipo C, 14 su SAML, 20 squadriglie da offesa su trimotori Caproni da 450 CV e 4 squadriglie di idrovolanti FBA. Nella realtà alla data del 10 febbraio 1917 sui fronti italiano, albanese e macedone, c'erano in tutto 20 squadriglie da ricognizione montate su Farman, Voisin e Caudron e 5 da difesa, su Farman e SAML, 7 squadriglie ed una sezione da caccia, su Nieuport da 80 Cv, 12 da bombardamento Caproni su Caproni da 300 o da 350 CV, 2 di idrovolanti. Ad eccezione delle squadriglie da caccia, per le quali però era necessario procedere al più presto alla sostituzione del Nieuport da 80 CV con il tipo da 110 CV, e delle due squadriglie da ricognizione che disponevano di qualche esemplare del bimotore Caudron G4, tutte le altre erano equipaggiate con materiale superato o logoro. A riproporre con forza la "questione aviatoria" fu uno dei giornalisti più influenti del tempo, Luigi Barzini, con un articolo apparso in prima pagina sul "Corriere della Sera" del 5 marzo 1917 il cui tema era la necessità di non perdere il passo con l'impetuoso sviluppo della tecnica aeronautica: "Una legge fondamentale, inesorabile, fatale, che deve essere sempre presente a chi porta la responsabilità di una preparazione aerea: Nell'aviazione di guerra, il vecchio, l'arretrato, il sorpassato, è nullo". Il 13 gennaio 1917 alla 78^ Squadriglia di Istrana fu affiancata la 79^ di nuova formazione, appena costituitasi ad Arcade. La neonata formazione venne assegnata alla 2^ Armata per operare sugli Altipiani. Disponeva di Nieuport 11 da 80 hp ed era agli ordini del capitano Francesco Chimirri. Oltre al comandante vi prestavano servizio altri 9 piloti: i tenenti Cesare Bertoletti e Umberto Mazzini, il sottotenente Alberto Moresco, il maresciallo Giovanni Attili, i caporali Marziale Cerutti, Attilio Imolesi, Giovanni Nicelli e Antonio Reali e il soldato Vittorio Melloni. Il 22 gennaio 1917 cadde uno dei piloti di Istrana in forza alla 78^ Squadriglia. A perdere la vita in un tragico incidente fu il sergente Augusto Vola che morì per la rottura delle ali del suo Nieuport. Tra il marzo e l'aprile del 1917 le forze aeree italiane affrontarono un nuovo riordino: furono costituiti i Comandi d'aviazione a livello d'Armata, mentre le squadriglie fotografiche passarono alle dipendenze del Comando Supremo. Venne inoltre soppressa l'aviazione per l'artiglieria. Le squadriglie 78^ e 79^ furono inquadrate nel X Gruppo ed ognuna di esse distaccò una sezione in Friuli per le operazioni sull'Isonzo. La 79^ inoltre fu chiamata a distaccarne un'altra (la III^) a Padova per la difesa della città. In aprile all'idroscalo di Sant'Andrea venne formata la 252^ Squadriglia, con elementi provenienti dalla 2^ della Stazione Idrovolanti di Venezia. La comandava il capitano Paolo Avogadro che aveva alle sue dipendenze personale dell'Esercito e della Marina. Alla nuova formazione fu affidato il compito di difendere la città. Le sue insegne erano delle strisce nere sulle code degli F.B.A. della Stazione Idrovolanti di Venezia che la equipaggiavano. Divenne per questo nota come la «squadriglia delle bande nere», nome che riecheggiava le antiche gesta di Giovanni de' Medici e della sua compagnia di ventura toscana. Il 17 aprile 1917 il cielo grigio di una fredda e brutta giornata di maltempo fece da sfondo ad un nuovo attacco austriaco su Venezia. Il mare dinanzi alla città era grosso, quando alle 11 del mattino, una formazione composta da alcuni idrovolanti asburgici puntò sul capoluogo lagunare. A difesa della città si levarono in volo 12 aerei. Quattro erano FBA decollati da Sant'Andrea. Altri 4 FBA erano invece partiti da Grado mente gli ultimi 4 velivoli modello Nieuport 17 si erano alzati da San Nicolò. Due degli idrovolanti provenienti da Sant'Andrea non poterono sparare. L'arma del primo si inceppò subito mentre il mitragliere del secondo, con le mani ormai quasi congelate, non era in condizioni di combattere. Facendo fuoco da lontano il pilota italiano Giulio Viner riuscì a centrare l'idrovolante austriaco il K192, costringendolo ad ammarare. Gli altri nostri apparecchi tornarono alle rispettive basi, mentre Viner che era stato a sua volta colpito dal fuoco dei velivoli incursori, fu anch'egli costretto ad ammarare. Toccò l'acqua presso la foce del Piave. Il pilota si fece trainare da un dragamine e non appena fu sorvolato da un idro francese gli fece segno di ammarare per farsi caricare a bordo e raggiungere l'aereo austriaco. Poco dopo però, in zona, fecero la loro comparsa due unità navali dell'aquila bicipite. A quel punto Viner e il collega francese pensarono bene di rientrare. Nel frattempo, all'idroscalo di Sant'Andrea, qualcun altro aveva deciso di tentare il recupero dell'idro austriaco. Si trattava di Avogadro e del s.capo Bonsembiante che giunsero in zona a bordo del loro FBA. Il mare però era molto agitato e quando l'aereo toccò le onde si capovolse. Gli italiani e gli austriaci a questo punto erano tutti e quattro in acqua a qualche centinaio di metri di distanza gli uni dagli altri. L'area fu raggiunta da un FBA francese, ma nel momento in cui il velivolo tentò di ammarare, le forza delle onde era tale che esso ebbe un galleggiante strappato via. Il pilota riguadagnò prontamente il cielo tornando a Venezia. Il luogo venne quindi sorvolato anche dal guardiamarina Agostino Brunetta a bordo di un Macchi L3 che riuscì scendere e a imbarcare i quattro sventurati. Non fu però più in grado di decollare. Nel frattempo si era scatenato un nubifragio. Una pioggia violenta sferzava i cinque naufraghi. Ormai si erano fatte le quattro del pomeriggio quando una nave si avvicinò rispondendo alle segnalazioni dei nostri piloti. Purtroppo per loro si trattava di un'unità austriaca che li prese prigionieri. Nel corso del raid di quel giorno sulla città lagunare, altri due aerei furono abbattuti: il K188 austriaco che, in missione di soccorso, stava cercando il K192 e si scontrò con i velivoli pilotati dal 2° capo Minciotti e dal 2° capo Zanetti, e un FBA francese che tentò di attaccare la nave che aveva catturato gli italiani. Sempre nel mese di aprile del 1917 la 32^ Squadriglia era destinata alla aviosuperficie di San Pietro in Gu e, poco tempo dopo, presso lo stesso aeroporto venivano stanziate anche la 32^ e parte dalla 26^ Squadriglia, tutte con compiti di ricognizione. Per questo campo passeranno anche la 2^ Sezione SVA e, a marzo del 1918, una sezione della 83^ Squadriglia. Questo reparto fu anomalo nella sua costituzione. Era stato creato con tre sezioni tutte inviate verso fronti diversi: una in Macedonia, una a Belluno e la terza a Cavazzo Carnico. Fu quest'ultima a essere infine destinata a San Pietro in Gu. Questo sito, e l'estensione confinante di Casa Piazza, furono anche sede del 66th Squadron del Royal Flying Corps inglese, che vi arrivò nel marzo del 1918, rimanendovi fino a fine conflitto.
Tra gli obiettivi dei bombardieri austriaci già definiti all'inizio del conflitto, ci furono anche le chiuse e le idrovore del bacino del Po che, se distrutte, potevano dar luogo a vaste inondazioni in grado di creare seri problemi alla viabilità e all'economia italiana. Così il 13 aprile del 1917 e poi il 3 giugno dello stesso anno vennero attaccati gli impianti di sollevamento delle acque di Codigoro. La presenza di batterie antiaeree fece fortunatamente fallire entrambe le incursioni. Dopo l'attacco di aprile vennero ritrovati a terra dei confetti. Si temette che fossero avvelenati e dopo le analisi si scoprì che erano infetti. Se ingeriti però, avrebbero al massimo provocato problemi intestinali: una anticipazione della guerra batteriologica... Alla ricognizione fu assegnato anche il compito di curare il collegamento e la comunicazione veloce fra i reparti di fanteria ed i comandi. Vennero svolti diversi esperimenti in questo senso ricorrendo al vecchio sistema di segnalazione con teli e fumate. Da terra la fanteria «trasmetteva» con stoffe che avevano un lato rosso (per la neve) ed uno bianco. Dall'aereo invece, l'equipaggio confermava con l'emissione di fumo l'avvenuta ricezione del messaggio che poi veniva scritto e recapitato al destinatario dopo essere stato sistemato all'interno di un tubo e lanciato dal velivolo. Nel maggio del 1917 la 50^ Squadriglia su Farman motorizzato Colombo, cominciava ad operare sul nuovo campo di Trissino. Al reparto era in forza anche l'aspirante ufficiale Amedeo Mecozzi che poi ritroveremo alla 78^ Squadriglia. Ai primi del mese entrò in attività anche un altro campo a Santa Giustina (Bl). Prima della ritirata di Caporetto ospitò le squadriglie 35^ e 117^. La prima però tornò subito a Belluno perché il campo non era ancora completato. Il 19 maggio 1917, la Flik n. 24 di Pergine eseguì un'incursione sulla pianura veneta per rilevare degli spostamenti truppe in concomitanza con l'offensiva sull'Isonzo. Non si trattò di una ricognizione fotografica. Una pattuglia di Brandenburg decollò alle 6.30, e dopo aver sorvolato gli altipiani arrivò su Treviso. Quindi i velivoli ritornarono verso la base di partenza percorrendo tutti una rotta diversa. Uno seguì la direttrice Vittorio-Belluno. Un'altro puntò su Vicenza e il terzo si diresse alla volta di Bassano. Quest'ultimo, l'Albatros (Brandenburg 29.70) con a bordo il sottotenente osservatore Kurt Freiherr von Fiedler e il sergente pilota Lambar Rudolf, nel tratto Montebelluna-Bassano, fu intercettato dal Nieuport del capitano Bolognesi della 78^ Squadriglia. Nel combattimento che ne seguì von Fiedler fu colpito mortalmente sul cielo di Feltre. Il serbatoio del velivolo austriaco risultò perforato, l' Albatros venne costretto all'atterraggio vicino a Lentiai, nella zona di Cesio-Busche. L'ufficiale osservatore fu sepolto a Feltre. Per questa azione la 78^ Squadriglia ricevette le congratulazioni dal comune di Treviso. A metà del 1917 furono introdotti nelle squadriglie i velivoli SP2, i SAML ed i Caudron G4 bimotori per le zone montane, questi ultimi nella misura di una sezione (3 aerei) per reparto. La 48^ Squadriglia di Belluno ne fu invece interamente equipaggiata.
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