La Grande Guerra Aerea - 3.5 - 1916 - Autunno
L'11 novembre 1916 fu uno dei giorni più neri dell'intera guerra aerea sui cieli del Veneto. Si verificò infatti il più tragico bombardamento che abbia colpito una città italiana durante la Grande Guerra. Questa volta l'obiettivo degli aerei asburgici fu Padova. Non si trattò di un attacco particolarmente pesante o violento perché sulla città del Santo caddero solo 12 bombe. Quei pochi ordigni si rivelarono però sufficienti a provocare ben 93 morti e 20 feriti. Fu una strage di civili che ebbe enorme eco sulla stampa italiana e straniera, provocando sdegno unanime presso ambo le parti. Si chiese a gran voce di impedire che gli inermi potessero rimanere ancora vittime di simili massacri. In particolare l'8 dicembre il nuovo imperatore Carlo I ordinò la sospensione di questo tipo azioni contro gli obiettivi civili, a meno che queste non fossero giustificate da motivi particolari. Il Papa invitò anche l'Italia a fare altrettanto. Per un paio di mesi sembrò che le nazioni belligeranti venissero a più miti consigli. Il 28 marzo del 1917 il capo del governo italiano Paolo Boselli decise per la soluzione pacifista. Purtroppo fu subito smentito dalla Marina che proprio in quei giorni attaccò Trieste. Le azioni contro gli obiettivi civili ripresero esattamente come prima della strage di Padova. Le tre offensive autunnali del Regio Esercito furono tutte di breve durata e caratterizzate dal tentativo di sfruttare al massimo la potenza di fuoco delle artiglierie, secondo la logica della battaglia dei materiali. Il mezzo aereo dimostrò ancora una volta di poter incidere sull'andamento delle operazioni, sopratutto attraverso l'impiego dell'aeroplano d'artiglieria. Le offensive autunnali videro sopratutto l'intervento dei velivoli del V Gruppo, che dopo il passaggio dai corpi d'Armata VI e VIII alla 2^ Armata, aveva ceduto al VI Gruppo la 41^ Squadriglia ed era rimasto con le squadriglie 42^, 43^ e 44^, temporaneamente affiancate dalla 47^. La loro azione, fortemente ostacolata dalle condizioni atmosferiche, si sviluppò secondo modalità ormai consuete: nel periodo di preparazione e nelle pause tra una ripresa offensiva e l'altra venne identificata l'organizzazione difensiva dell'avversario, con largo uso della fotografia aerea, e fu curato l'inquadramento del tiro, avendo come obiettivi primari le posizioni dell'artiglieria e i più importanti centri di vita e di movimento. Si sperimentarono forme di controllo delle emissioni elettromagnetiche variando quanto più possibile il segnale di chiamata, per evitare che gli austriaci, intercettando la trasmissione e riconoscendone il significato, potesse adottare le contromisure per mitigare l'efficacia del bombardamento. Procedure di dettaglio furono anche stabilite per assicurare la protezione dei ricognitori con i velivoli delle squadriglie da caccia 76^ e 77^. Nel 1916 le squadriglie del II Gruppo totalizzarono 811 sortite di ricognizione e 654 per servizio di crociera e allarme, un terzo delle quali tra ottobre e dicembre, dopo l'assegnazione al gruppo della 76^ Squadriglia Nieuport, sostenendo in tutto 154 combattimenti aerei, non a caso per oltre la metà tra ottobre e dicembre. In ottobre i cacciatori della 76^ rivendicarono quattro vittorie aeree senza subire perdite. Anche l'organizzazione dei rifornimenti si mise in luce per il buon funzionamento facendo arrivare al II Gruppo 59 macchine nuover, più che sufficienti a sostituire quelle fuori uso. Predominavano ancora i modelli a trave di coda: 35 Farman, 18 Voisin, 6 Nieuport Bebè. L'aviazione italiana consolidava la propria organizzazione in un contesto di sempre più marcata superiorità. L'ultimo giorno della Settima battaglia dell'Isonzo, l'intervento diretto del mezzo aereo si concretizzò nel bombardamento della stazione ferroviaria di Dottogliano-Skopo, uno dei punti cardine dell'organizzazione logistica dell'avversario. Furono impiegati 15 trimotori Caproni scortati da Nieuport delle squadriglie 70^ Squadriglia, 76^ e 77^. Il 15 settembre, furono i Voisin e i Farman del I Gruppo, scortati dai caccia della 76^, a colpire per due volte la stazione di Comen. Dopo oltre un mese di inattività imposta dalle pioggie e dalle nebbie autunnali, il IV Gruppo tornò in azione durante la Nona Battaglia. Il pomeriggio del 31 ottobre, 13 Caproni attacarono gli impianti ferroviari e i magazzini di Dottogliano-Skopo, e il mattino dopo fu la volta dei baraccamenti di Ovcia Draga, Vogersko, Schonpass e Cernizza, raggiunti da 14 Caproni. Nel mese di ottobre la 70^ Squadriglia ricevette alcuni esemplari del nuovo Nieuport 17, che aveva il pregio, tra le altre innovazioni, di essere armato con una mitragliatrice Vickers sincronizzata con i giri dell'elica. La guerra aerea era ormai decisamente entrata in una fase matura. Il 18 ottobre Pier Ruggero Piccio riuscì ad incendiare il primo Draken austro-ungarico con un velivolo Nieuport dotati di razzi Le Prieur, mentre il 25 novembre la caccia italiana riuscì ad abbattere quattro velivoli Brandenburg e un Fokker nel corso di un combattimento .
Sul fronte trentino i Caproni del III Gruppo entrarono in azione per tutto il mese di agosto. L'offensiva della 44^ divisione sul Pasubio doveva essere appoggiata da missioni d'interdizione del campo di battaglia per ostacolare l'afflusso dei rincalzi. Per dare a questa azione la continuità necessaria le squadriglie Caproni 5^ e 9^ e la 31^ Farman dovevano alternarsi in zona in modo da coprire tutto l'arco della giornata sotto la protezione indiretta dei Nieuport delle squadriglie 71^ e 75^, chiamati anche ad impedire il passo ai ricognitori austro-ungarici. Una complessa organizzazione che fu messa in crisi dal cielo coperto e dalla fitta nebbia che caratterizzarono la giornata del 10 settembre e quelle successive, condizionando l'intera operazione. La mattina del 10 soltanto un velivolo della 9^ Squadriglia riuscì a lanciare le sue bombe su Malga Cheserle. Nelle settimane a venire il tempo rimase cattivo. Le operazioni sul Pasubio ripresero l'8 ottobre e nel pomeriggio del 9, il III Gruppo inviò dapprima 4 Farman e 1 Savoia-Pomilio SP2 della 31^, poi 2 F.B.A. della 1^ Squadriglia a bombardare i ricoveri e le batterie dell'Alpe di Pozza, infine 2 Caproni della 5^ Squadriglia e due della 9^ a battere il rovescio del Col Santo. Le operazioni continuarono per alcuni giorni. A contrastare i velivoli italiani intervenne più volte l'aviazione austro-ungarica e a farne le spese fu un Farman della 31^ Squadriglia abbattuto il 14 ottobre da un Brandenburg della Flik 24. L'ultima azione di bombardamento dell'anno fu compiuta il 30 novembre da due Caproni della 5^ Squadriglia e da due della 9^ sulla stazione di Volano, in Val Lagarina. La 48^ Squadriglia di Belluno fu resa autonoma e fu la prima squadriglia a ricevere il bimotore Caudron G.4 e anche l'unica interamente equipaggiata con questa macchina entrata in linea nel giugno del 1916.
WWW.QUELLIDEL72.IT