
La Grande Guerra Aerea - 2.2 - 1915 - Controaviazione ad Aisovizza
	Il Regio Esercito iniziò le operazioni di contro aviazione il 6 luglio 1915 
	con il bombardamento del campo di aviazione austriaco di 
	Aisovizza 
	a supporto delle operazioni della 1^ offensiva sull'Isonzo. L’obiettivo si identificava con la nuova sede di quel campo di aviazione 
	inizialmente impiantato a sud di Gorizia che una volta localizzato doveva 
	essere battuto per ostacolare l’attività di ricognizione dell’avversario. A 
	questo scopo il III Gruppo, che dal 2 giugno era stato trasferito nel 
	settore della 3^ armata per integrare l’azione dei 
	Bleriot
	
	del I e 
	dall’inizio di luglio si trovava a 
	S. Maria La Longa
	
	 con le squadriglie
	 5^ e 
	6^ Nieuport  e 
	10^ Farman, fu in grado di far alzare in volo non più di 8 
	velivoli con le note limitazioni di carico bellico. Decollati a coppie a 
	partire dalle 3 del mattino, con un intervallo di cinque minuti tra l’una e 
	l’altra, 
	Farman e 
	Nieuport
	
	 misero a segno qualche bomba sugli hangar, ma 
	subirono la vivace reazione della difesa contraerea, rientrando tutti con 
	le tracce dei colpi incassati nella tela del rivestimento delle ali e della 
	fusoliera. L'aviazione austroungarica rispose cinque giorni dopoattaccando 
	il campo di aviazione di
	 Medeuzza. 
	Il 7 agosto giunse al fronte anche la 
	1^ Squadriglia   con i nuovi 
	  
	Maurice Farman 1914 
	 mentre il 19 agosto furono pronti ad entrare in azione i primi due
	Caproni Ca.300, e lo stesso giorno, sottolineando il ruolo peculiare che 
	sarebbero stati chiamati a svolgere, il Comando Supremo stabilì che 
	avrebbero operato alle sue dirette dipendenze, ordinando per l’indomani il 
	bombardamento del campo di aviazione di Aisovizza. I due trimotori preparati 
	per questa operazione furono il Ca 478, pilotato dai capitani 
	Luigi Bailo
	
	 e 
	Carlo Graziani con osservatore il maggiore
	 Barbieri, e il Ca 480, pilotato 
	dal capitano 
	Pico Adeodato Cavalieri
	 e dal tenente 
	 
	 Ercole Ercole, con 
	osservatore il tenente
	Laureati. Con un autonomia di quattro ore di volo, i 
	due trimotori portavano un carico di bombe costituito da 8 granate-torpedini 
	da 162 mm,  6 ordigni da 135 mm di costruzione francese e 10 granate 
	incendiarie, con un armamento difensivo rappresentato da una mitragliatrice 
	FIAT Revelli sistemata a prua, a disposizione dll’osservatore, e due pistole 
	Mauser per i piloti, con cinque caricatori. La missione aveva in qualche 
	modo carattere sperimentale, rappresentando il battesimo del fuoco della 
	macchina.  Il volo in formazione non era previsto e i due Caproni Ca.300, decollati 
	uno alle 5,55 del mattino, l’altro cinque minuti più tardi, seguirono rotte 
	diverse, via Monfalcone e via Gorizia, portando a termine la loro missione n 
	un paio d’ore senza inconvenienti ma anche senza risultati  evidenti, 
	nonostante tutte le bombe fossero state viste esplodere all’interno del 
	perimetro del campo. L’attacco doveva però aver lasciato il segno, se non 
	altro sul piano del morale, a giudicare dalla replica subito proposta 
	dall’aviazione austro-ungarica. Quello stesso giorno infatti tre velivoli, 
	invano contrastati dalla sezione di artiglieria contraerea appostata al 
	Castello e dalle due batterie da campagna impiegate in questo ruolo, si 
	presentarono su Udine con obiettivo la stazione ferroviaria e gli impianti 
	della Colonna autonoma gas che rifornivano di idrogeno le sezioni 
	aerostatiche.  Il 20 agosto i due Caproni Ca.300 tornarono su
	Aisovizza e 
	l’incursione fu ripetuta il 28. Nel mese di ottobre furono condotte azioni 
	di bombardamento sulle trincee nemiche e il 7  e il 9 ottobre furono 
	portate a termine due missioni con ben 14 velivoli (9 ottobre) contro un 
	comando nemico a Castanevizza. A partire dal 19 ottobre, durante le due 
	offensive autunnali (terza battaglia dell'Isonzo), i trimotori Caproni Ca.300 attaccarono in successione il campo 
	di aviazione di Aisovizza. Il mattino del 19  l’attacco fu portato da 8 
	velivoli, mentre il mattino del giorno 20 da altri 3. A novembre,  
	(quarta battaglia dell'Isonzone) nel 
	pomeriggio del giorno 19,  otto  trimotori  furono di nuovo inviati 
	all’attacco di Aisovizza in un orario scelto nella speranza di sorprendere a 
	terra l’avversario, e questa  operazione di contro aviazione che aveva tutto 
	il sapore  della rappresaglia (Udine era stata colpita nel mattino con 12 
	vittime),  fu reiterata l’indomani, 20 novembre, quando però , a causa degli 
	immancabili problemi ai motori, solo 5 dei 7 Caproni Ca.300 decollati dai campi di 
	Aviano e della 
	Comina  arrivarono sull’obiettivo tra nuvole cariche di 
	pioggia  e turbini di vento. Il 18 novembre iniziarono anche gli 
	scontri con apparecchi nemici. Infatti un velivolo della 
	6^ Nieuport  
	mise un fuga  un velivolo austriaco avvicinatosi su Udine (Flik 2), 
	mentre il 25 si verificarono due duelli aerei in uno dei quali un velivolo 
	Farman 
	della
	
 XI Squadriglia  
	fu costretto a prendere terra senza conseguenze ulteriori. Si trattò della 
	prima vittoria austroungarica. La notizia fu così riportata dal bollettino 
	dell'esercito austro-ungarico: "Uno dei nostri piloti ha abbattuto un 
	bplano nemico in combattimento aereo nei pressi di San Lorenzo di Mossa, 
	dove il velivolo fu poi distrutto dalla nostra artiglieria".  Il peggioramento delle condizioni atmosferiche 
	fermò le incursioni aeree che ripresero il 23 novembre. Nove trimotori, 
	approfittando di una schiarita, tornarono a colpire il campo di Aisovizza, 
	gettarono qualche bomba su quello di 
	Aidussina in stato di avanzato 
	approntamento e misero a segno diversi colpi su impianti ferroviari e su 
	depositi. Dal 1 dicembre 1915 venne introdotto un nuovo sistema di 
	numerazione delle squadriglie: le squadriglie da ricognizione e 
	combattimento assunsero la numerazione da 1 a 12 (al tempo erano nove con 
	
	Farman e 
	Voisin), 
	le squadriglie dotate di Caproni Ca.300 
	(Offesa ) da 1 a 6, qualle per l'Artiglieria da 1 a 5, (Caudron) 
	mentre la caccia assunse i numero da 1 a 4.  Il bilancio delle 
	operazioni aeree italiane del 1915 fu decisamente stringato:  solo 
	sette combattimenti aerei, 41 missioni fotografiche e 28 "lanci di frecce". 
Per l'impero austro-ungarico si trattava del secondo anno di guerra, durante il quale vennero costituite solamente altre due Flik, ma con l'ingresso dell'Italia in guerra si produsse uno sforzo concretizzatosi nella costituzione di otto nuove Flik. Sul nuovo fronte arrivarono anche gli aviatori tedeschi che utilizzarono il campo di Toblach (Dobbiaco) come base logistica e operativa. Vi si trovava il 9° reparto aereo bavarese, ma dei suoi sei aerei ne erano rimasti efficienti soltanto due, che nel mese di giugno compirono trenta voli di ricognizione. Tra le prime operazioni progettate dagli austro-ungarici vi fu la distruzione delle opere di bonifica nella zona Rovigo-Ferrara, da attaccare con bombe da 20 kg, allo scopo di provocare un rilevante danno economico all'Italia. L'operazione doveva avere luogo in giugno considerando l'autonomia di 300 km degli aerei. Per mettere insieme otto aeroplani si fece ricorso alle Flik 2, 4 e 12, ma poi l'operazione venne abbandonata perchè non si sentirono in grado di affrontare la difesa aerea italiana. La storiografia italiana riconosce nel primo anno di guerra all'aviazione imperiale la "netta superiorità" in ogni forma di attività aerea. Per la quarta battaglia dell'Isonzo la 5^ Armata disponeva di 4 FliegerKompanie, 2, 4, 12 e 16. C'era inoltre l'aviazione navale con idrovolanti nelle stazioni di Pola Santa Caterina, Cosada/Puntisella e Trieste.
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