La Grande Guerra Aerea - 2.1 - 1915 - Il Fronte del Cielo
Quando la guerra fu dichiarata l’aviazione austro-ungarica non fu colta di sorpresa ed iniziò subito le prime ricognizioni e i primi bombardamenti. La stessa cosa accadde per l’aeronautica italiana, che nel primo mese di guerra effettuò ricognizioni sul Podgora e attaccò la base navale austriaca di Pola. Il primo giorno di guerra un Bleriot della I Squadriglia arrivò sul cielo di Sagrado lasciando cadere qualche piccolo ordigno. La quasi totalità delle squadriglie fu schierata in Friuli per appoggiare l'azione del grosso dell'esercito. Il Comando Supremo, attraverso l'Ordine di Operazione n. 1, affidava alle squadriglie della 2^ armata il compito di provvedere all'esplorazione a nord della strada Cormons-Gorizia-Aidussina, e a quelle a disposizione della 3^ la copertura della zona a sud di questo stesso itinerario stradale. Le altre squadriglie dovevano bombardare il campo di aviazione di Gorizia e sorvegliare le direttrici stradali Tolmino-Krainurg, Gorizia-Lubiana e Monfalcone-Adelsberg. Tra il maggio e l'agosto del 1915, le squadriglie dotate di Bleriot, e di monoplani Nieuport ricevettero nuovi velivoli. I mezzi che avevano in dotazione erano ormai obsoleti e non più rispondenti alle nuove esigenze militari. I velivoli dismessi vennero passati in carico alle scuole di volo per essere impiegati come addestratori. Contemporaneamente furono allestiti nuovi reparti equipaggiati con i Voisin e i Farman. Il 30 maggio 1915 da Campalto si alzò il dirigibile P4 ai comandi del capitano Giuseppe Valle con a bordo il tenente Francesco Pricolo. L'orologio segnava le 19.35 e il cielo era parzialmente coperto da temporali e piogge. L'aeronave era armata con quattro torpedini da 162, quattro da 130 e sei incendiarie. Poteva contare su 12 ore di autonomia. Dopo un'ora la quota era stabilizzata a 1000 metri in direzione di Pola e, alle 22.30, il P4 era sopra la città. L'altimetro segnava 1450 metri quando il dirigibile rilasciò il suo carico sull'arsenale. Le torpedini incendiarie vennero sganciate su Santa Caterina e su dei depositi di nafta. La reazione fu intensa; 34 fotoelettriche spazzolavano il cielo e una decina di batterie contraeree fecero fuoco. L'involucro venne colpito in maniera leggera, ma la quota recuperata per lo scarico delle bombe permise di salire ancora di 250 metri entrando nelle nubi e scorgendo la Luna. L'aeronave virò e si mise sulla via del ritorno e dopo due ore e mezza di volo, scendendo a 100 metri, arrivò all'altezza del faro del Piave. Col megafono il comandante avvertì dell'arrivo ed atterrò alle 2,40. Valle e Pricolo anni dopo saliranno ai vertici dell'Aeronautica: il primo tra il 1929 ed il 1939, il secondo tra il 1939 e il 1941. Valle comanderà l'Accademia Aeronautica e parteciperà anche alla crociera Italia-Brasile. Nella notte del 27 maggio un idrovolante austriaco, il Lohner L40 ammarò per avaria in una palude sopra Porto Corsini, tra Comacchio e Codigoro. Un certo Oreste Mondo lo notò tra le canne e chiamò le guardie, che sorpresero i piloti ancora intenti a riparare l'aereo e li catturarono. Il velivolo suscitò un grande interesse, essendo la specifica dotazione di apparecchi della Regia Marina alquanto scarsa; dopo esser stato trasferito a Porto Corsini, fu inviato alla Macchi che lo smontò, ne ricavò i disegni e lo riprodusse nel giro di un mese, usando però un motore Isotta Fraschini. Nella stessa notte l'aeronave M1 tentò di raggiungere Lubiana senza successo. Era partita da Campalto agli ordini del capitano Seymandi. A metà giugno del 1915, furono costituite le Squadriglie per l'Artiglieria dotate di velivoli Caudron e Macchi Parasol. Queste furono sistemate nei nuovi campi di Gonars, Oleis e Medeuzza a partire dagli inizi di luglio. Vennero poi allestiti altri campi come Santa Maria La Longa, Tombetta di Verona, Asiago e Brescia, oltre all'Idroscalo di Desenzano. A Verona , nell'ottobre del 1915 venne sistemata la I Squadriglia Farman per la difesa della città, mentre dall'inizio del conflitto a XII Farmanbbnn fu spostata da Verona ad Asiago a supporto delle operazioni nel settore della 1^ Armata. Dal 23 giugno al 7 luglio ebbe luogo la prima battaglia dell'Isonzo, durante la quale gli austriaci impiegarono i loro reparti aerei per la ricognizione riuscendo ad identificare delle unità italiane sul fronte. Fu bombardata la stazione ferroviaria di Cividale e furono attaccati quattro palloni frenati italiani. In genere l'appoggio dell'aviazione italiana alle truppe, nel corso di questo primo scontro, così come nel secondo, fu piuttosto inefficace. Gli italiani portarono attacchi con i dirigibili che non ebbero grandi effetti, come il caso del bombardamento della stazione di Opicina avvenuto il 5 agosto. In un quadro piuttosto arretrato di preparazione dello strumento aereo, l'azione di questo si esplicava nella ricognizione e nel servizio di artiglieria.
L'Austria-Ungheria non schierava ancora reparti da caccia, come non ne schierava l'Italia, e la minaccia rappresentata dal tiro contraereo andava misurata in relazione alle effettive possibilità di una specialità dell'artiglieria che da ambo le parti si stava ancora organizzando. Per i ricognitori che si spingevano oltre le linee era però questo il pericolo più concreto e fu infatti il tiro antiaereo ad abbattere il primo velivolo perduto in azione dall'Italia. La sera del 27 luglio un Nieuport della VI Squadriglia venne colpito da uno shrapnel mentre si addentrava sull'altopiano carsico e fu visto precipitare in fiamme dietro quota 77, a sud-est di Bosco Cappuccio. A bordo il pilota, maresciallo Luigi Rocchi e il capitano di fregata Ricccardo Cipriani come osservatore. Il 7 agosto del 1915, D'Annunzio volò su Trieste a bordo un idrovolante della stazione di Venezia, pilotato da Giuseppe Miraglia e lanciò diversi manifestini patriottici. Il 20 agosto fecero il loro esordio bellico i trimotori da bombardamento Caproni con una incursione sull'aeroporto goriziano di Aisovizza. Per rappresaglia, il giorno dopo venne colpita la città di Udine. D'Annunzio ripeté l'impresa triestina su Trento, il 20 settembre, a bordo di un Farman della XII Squadriglia partito da Asiago. L'aereo decollò nel primo pomeriggio al comando del capitano Ermanno Beltramo. La nuvolaglia che al mattino copriva l'altipiano si era diradata e, superando Levico e Pergine, il velivolo arrivò sulla città a 3000 metri di altezza. Beltramo ridusse la quota e i due lanciarono piccoli sacchetti di sabbia con una striscia tricolore attaccata su cui erano fissati messaggi propagandistici. Il rientro alla base avvenne alle 17.50. Dal 18 ottobre al 4 novembre l'esercito italiano condusse la terza offensiva isontina che vide un aumento generalizzato delle attività aeree. Il 19 ottobre fu attaccato con successo l'aeroporto di Aisovizza mentre gli austroungarici aumentarono l'attività di esplorazione della pianura veneta. Il 14 novembre 1915, Verona fu bombardata da 3 aerei che lasciarono cadere 15 ordigni. Il bilancio si rivelò grave: 37 morti e 29 feriti. La caccia arrivò in ritardo e la cosa suscitò accese polemiche. Il comandante della difesa aerea cittadina, capitano Amedeo Ferraro, venne rimproverato per l'inefficienza dimostrata. Alla fine dell'anno l'intero corpo aeronautico subì una ristrutturazione a seguito della quale poté contare su un totale di 23 squadriglie e su una sezione idrovolanti così suddivise: 3 da difesa (caccia), 6 nuove da offesa su bombardieri Caproni, 9 da ricognizione e 5 per l'artiglieria. Il 23 dello stesso mese veniva distaccata a Cascina Farello una sezione di Nieuport dalla squadriglia francese N92/I diventata nel frattempo più consistente. Rientrerà al Lido solo il 24 ottobre del ’17. Il 21 dicembre 1915 il lughese Giuseppe Miraglia, che ricopriva il grado di tenente di vascello, perse la vita in un volo di prova che, decollato dall'idroscalo di Sant'Andrea, si concluse con un tragico incidente. Era il comandante della Squadriglia San Marco. La base di Venezia si chiamerà da allora Stazione Miraglia. All'inizio di dicembre del 1915 l'VIII Squadriglia Nieuport era stata rinominata 1^ Squadriglia ed equipaggiata con i Ni.10 mono-biposto. L'attività aerea del primo anno di guerra appare oggi particolarmente limitata: gli italiani registrarono solo 7 combattimenti aerei, 41 missioni fotografiche e 28 missioni di attacco al suolo.
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Palloni frenati per la difesa di Venezia (da: Ufficio Storico stato Maggiore della Marina Militare)