Il Fronte del Cielo - Le Origini - 1.6 La Grande Guerra
Nell’800, durante il Risorgimento, la politica italiana fu legata alla Francia. La crisi d’oltralpe del 1870 e la necessità di allestire un'industria pesante, portò alla decisione di allearsi con l'ex-nemico di un tempo e nel 1882 l’Italia firmava, con Germania ed Austria, la Triplice Alleanza. L’accordo, a carattere difensivo, prevedeva l’intervento degli altri firmatari se uno dei contraenti fosse stato attaccato. Il paragrafo VII in particolare, stabiliva che l’Austria dovesse mantenere lo status quo nei Balcani ed inoltre contemplava una consultazione preventiva degli alleati prima di qualsiasi azione. L’accordo venne rinnovato nel 1887, aggiungendo garanzie all’espansione italiana in Nordafrica e compensi per le acquisizioni austriache nei Balcani. A partire da quell'epoca iniziò anche per l'Italia una timida attività coloniale nel Corno d'Africa, che sfociò nell'impresa di Libia del 1911 e nella successiva occupazione delle isole dell’Egeo. Nel 1912 l’accordo fu anticipatamente rinnovato su richiesta italiana, fissando la nuova scadenza al 1926. Fu definito un eventuale piano difensivo contro la Francia e la Russia. Nel contesto di tale disegno, l’Italia avrebbe formato l’ala sinistra nella zona dei Vosgi. La Germania e l’Austria potevano così contare sull’appoggio italiano nel loro programma di espansione verso i territori balcanici dell'impero Ottomano in rapido sfaldamento. L’Italia oltre all'espansione coloniale, ebbe in cambio il sostegno finanziario tedesco che porterà alla nascita delle due grandi banche nazionali: la Banca Commerciale Italiana (1894) e il Credito Italiano (1895). Esse finanziarono a loro volta l’industria pesante del nostro paese. Il clima tra gli «alleati» però non era dei migliori. L’Austria e l’Italia nonostante il trattato che le univa predisponevano le difese sul confine. Anche la situazione tra Germania, Francia e Russia era pessima. Quando accaddero i fatti di Sarajevo, la Russia intervenne facendo montare la tensione e scoppiare una guerra già nell’aria. L’Italia tergiversò con comunicazioni alterne e decise infine il non intervento. Per non scendere in campo con la Triplice, si appellò al mancato rispetto del paragrafo VII. Durante il 1915 però, nel nostro Paese, si svilupparono frange interventiste che fecero cambiare la decisione quasi unanime presa l'anno precedente e l’Italia entrò in guerra, a fianco dell’Intesa, contro l’Austria. In vista del conflitto contro l'Austria dunque, fra il 1914 e il 1915, l'Esercito dispose lo spostamento delle squadriglie attive verso quello che era destinato a diventare il futuro fronte mentre le scuole di volo di Aviano e Venezia ne vennero allontanate. Quest'ultima si spostò a Taranto. Nel gennaio del 1915, quando fu palese che i campi di volo disponibili a ridosso della linea di combattimento, non sarebbero stati sufficienti alle imminenti esigenze belliche, la Direzione Generale Aeronautica (D.G.A.) dispose una ricognizione per allestirne di nuovi. L'incarico fu affidato al sottotenente Giulio Laureati, già pilota ad Aviano nel 1912. L'ufficiale risalì il Piave e il Cordevole, per poi passare al Tagliamento e alla zona di Udine, rilevando diversi siti ove allestire campi operativi e per l'atterraggio di emergenza. Il lavoro fu completato in aprile, nonostante l'inclemenza della stagione invernale. Frattanto, il 7 gennaio 1915, con Regio Decreto veniva approvata la costituzione del Corpo Aeronautico dell'Esercito cui fu assegnata una dotazione finanziaria pari a 11,5 milioni di lire dell'epoca. Vita a sé avrebbe invece avuto la componente aerea della Marina per le cui spese furono stanziati 5 milioni di lire. Il giorno prima dello scoppio delle ostilità, il 23 maggio 1915 fu costituito l'Ufficio dei Servizi Aeronautici che si insediò assieme al Comando Supremo a Treviso, per poi trasferirsi a Udine il successivo 30 maggio. Il 22 maggio, fu proclamata la mobilitazione generale, da eseguirsi tra il 23 e il 25. La classe 1895 fu chiamata anticipatamente alle armi e furono richiamate le ultime congedate (1890-1894). Una fascia lungo il fronte che comprendeva le province di Belluno, Brescia, Ferrara, Mantova, Padova, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza e Udine fu dichiarata «Zona di Guerra» mentre il resto della nazione fu genericamente definito «Paese». I Corpi d’Armata vennero avviati al fronte dalle sedi che avevano in tutta la penisola costituendo le nuove Armate. 7000 treni raggiunsero le zone di guerra entro la fine di maggio. Lo schieramento fu completato il 30 giugno. Il fronte italo-austriaco presentava un anomalo andamento ad «S», che da ambo le parti faceva temere eventuali sfondamenti sui salienti. Una rottura del fronte di questo tipo avrebbe potuto tagliare fuori la maggior parte dell’esercito avversario. La strategia scelta da Cadorna fu proprio quella di rafforzare il settore degli Altipiani che presentava tale criticità. Contemporaneamente egli agì sul punto più avanzato - con le tristemente famose «spallate» - puntando sulla valle della Sava e isolando Trieste. Scartò la pressione diretta sul Trentino (zona montana) che non avrebbe portato a risultati accettabili. Era convinzione in tutta Europa che la guerra sarebbe stata breve e di movimento, viste le nuove tecnologie recentemente introdotte come l'aviazione e i trasporti gommati e ferroviari. Quindi era strategico trovarsi in una posizione favorevole in breve tempo per poi essere in una situazione vantaggiosa durante le trattative di pace. I fatti invece diedero torto alla teoria. Così il 24 maggio 1915, all’inizio delle ostilità, l’esercito italiano schierava sul fronte, da occidente ad oriente: la 1^ Armata nel settore del Trentino, la 4^ e il Comando Zona Carnia sulle Dolomiti, la 2^ sull’alto Isonzo e la 3^ lungo il basso Isonzo. Le nostre forze furono suddivise in 35 Divisioni, con a disposizione circa 900.000 uomini, 400 batterie, 146 cannoni da assedio ma poche mitragliatrici. La massima concentrazione di truppe e di mezzi fu realizzata sul settore della 2^ e della 3^ Armata. Anche gli austriaci non erano particolarmente attrezzati ed in ritardo nello schierare i reparti, in quanto non si aspettavano che l’Italia intervenisse a fianco dell’Intesa anglo-francese. Sul fronte italiano allinearono, in Trentino, il gruppo di armate del Tirolo al comando del generale Conrad. Sulle Dolomiti invece venne schierata l’armata della Carinzia mentre sull’Isonzo si dispose la 5^ di Von Boroevic. In totale raggiunsero le 28 divisioni, con circa 230.000 uomini, 600 cannoni e diverse mitragliatrici. I reparti erano sistemati in posizioni difendibili, generalmente più arretrate rispetto alla linea del confine politico per meglio proteggere quello militare. Infatti il comando supremo austroungarico scelse una strategia di resistenza che si basava sulla riduzione delle truppe presenti sulla linea del fuoco. Il grosso delle forze venne sistemato in posizione più vantaggiosa tenendo come retroguardia la maggior parte delle divisioni da spostare se necessario in avanti per difendere i punti dove l’esercito italiano avrebbe premuto. L’aviazione asburgica, come quella italiana non era ancora sviluppata e poteva contare solo su 147 aerei operativi, con 85 piloti divisi in 13 Fliegerkompanie (Flik). D'altronde gli austriaci non disponevano nelle immediate retrovie di aree adatte da utilizzare per i campi di volo. Operavano quindi da Aidussina e Gorizia e in seguito da Dobbiaco e Gardolo (TN). Il grosso delle operazioni aeree all'inizio del conflitto fu dunque svolto soprattutto con idrovolanti da Pola e Trieste . Viste le limitate disponibilità, l’aviazione tedesca, che invece contava già su 240 aerei circa, inviò il proprio 9° reparto Bavarese sul nuovo campo di Dobbiaco in supporto agli alleati. Le forze aeree sulle quali l'Italia contava al momento dell'entrata in guerra erano scarse: appena 102 velivoli fra il Corpo Aeronautico e i mezzi della Marina. L'Esercito potè disporre inoltre di una sezione idrovolanti, di sei dirigibili e di dieci sezioni di palloni frenati.
Il 23 maggio 1915 l'organizzazione del Corpo Aeronautico del Regio Esercito consisteva di un Ufficio servizi aeronautici costituito presso il Comando Supremo a Udine. Da questo dipendeva una branca aviazione e una branca aerostieri e dirigibili. La prima, affidata al ten. col. Vittorio Buffa di Perrero disponeva di un settore operativo, il Comando Battaglione squadriglie aviatori, retto dal maggiore Alfredo Barbieri. Il Battaglione era posto alle dirette dipendenze delle grandi unità, con il seguente ordine di battaglia: I Gruppo Squadriglie a Portogruaro a disposizione della 3^ armata, con le squadriglie Bleriot, I, II, III, XIII e XIV. II Gruppo Squadriglie a Campoformido a disposizione della 2^ armata con le squadriglie Nieuport VI, VII e VIII. Il Gruppo Squadriglie a Pordenone a disposizione del Comando Supremo con la V squadriglia Nieuport a Campoformido, e le squadriglie Farman IX e X a Pordenone. La IV squadriglia Bleriot era sul campo di Bazzera a disposizione della piazza marittima di Venezia. In totale le 12 squadriglie schieravano 75 velivoli con 50 piloti e 6 osservatori. Nelle retrovie c'erano inoltre le squadriglie XI e XII, rispettivamente a Brescia e a Verona, e la XV a Piacenza. Anche la Marina aveva una propria sezione di 30 idrovolanti suddivisa in tre stazioni. Disponeva inoltre di una nave porta idrovolanti e di palloni frenati. In tutto l'Italia poteva mettere in campo 15 squadriglie di cui dodici mobilitate. I piloti erano circa 130 e il personale tecnico consisteva in 140 tra motoristi e montatori. La maggior parte del materiale era già obsoleto. Si trattava di vecchi Bleriot, Farman e Nieuport, che nel giro di pochi mesi vennero tutti assegnati alle scuole di volo. La situazione delle basi era chiaramente a vantaggio degli italiani che disponevano di campi di volo vicini alla zona delle operazioni a Campoformido, Chiasellis, Bazzera, San Vito, Toresella. Vi erano poi Aviano, La Comina, Padova e gli aeroscali di Boscomantico e Campalto. Nelle retrovie erano inoltre già stati allestiti campi scuola arretrati a Mirafiori, Venaria, Torino, Busto Arsizio, Cameri, Cascina Costa e Malpensa in Lombardia. Anche la Toscana ospitava due superfici di volo a Coltano e San Giusto. Una scuola di bombardamento era stata infine impiantata a Foggia. Per Padova nel 1914 erano transitate la IV squadriglia Bleriot e la VII squadriglia Nieuport, là dislocate allo scopo di avvicinarle al fronte in previsione del conflitto. Il 23 maggio, mentre la VII squadriglia Nieuport veniva spostata a Campoformido, l'VIII si trasferì a Pordenone e la IV squadriglia Bleriot a Bazzera per la difesa di Venezia. A Campalto vennero sistemati i Dirigibili P4 ed M1, mentre il P5 era a Boscomantico. Infine la base veneziana ospitò tre piccoli dirigibili da osservazione tipo DE. L'Aviazione della Marina Italiana disponeva inoltre di idroscali a Venezia, dove facevano base 7 velivoli e una squadriglia di FBA francesi, a Porto Corsini e a Pesaro. Poteva poi fare affidamento sugli aeroscali di Ferrara e Jesi e sulla nave appoggio Idrovolanti Europa che operava a Brindisi. Il campo di Bazzera era sorto nel prato adiacente al forte omonimo ed era situato tra la laguna e la strada Triestina a sud del borgo di Tessera, oggi a ridosso dell'aeroporto di Venezia. La sua esistenza è ricordata dalla presenza in loco di via Vecchio Hangar. Esso ospitò oltre alla IV squadriglia Bleriot, la prima squadriglia francese di Nieuport 10, "Escadrille de protection de Venise", che vi fu schierata per la difesa della città lagunare. L'Idroscalo di Sant'Andrea nell'Isola delle Vignole, aveva un bacino lungo 900 metri, che fu allargato durante il conflitto. Il bacino esiste tuttora come area militare, anche se i fabbricati hanno subito qualche modifica. La stazione prese il nome di «Miraglia» e, dopo la Squadriglia San Marco che diventò la 251^, ospitò anche le formazioni 253^, 259^, 260^ e 261^. In alcuni periodi vi fecero base anche cento aerei. Un'altro idroscalo impiegato durante il conflitto fu quello di Punta Sabbioni, situato in zona Ca Zambon, di cui oggi esistono ancora alcune tracce. Alla data di inizio del conflitto, le forze italiane potevano inoltre contare su 19 Sezioni Aerostatiche suddivise tra quelle d'artiglieria e da fortezza, distribuite fra le diverse armate. Ad esse andava ad aggiungersi una Sezione da Ostruzione. Le officine e i depositi erano dislocati a Torino, Brescia e Ferrara.
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