Il Fronte del Cielo - Le Origini - 1.4 La Guerra di Libia
Le grandi manovre del
Monferrato, che avevano
visto il Partito Azzurro e il Partito Rosso spiarsi a vicenda con le
loro minuscole aviazioni da ricognizione, forti ciascuna di quattro
aeroplani, d'una sezione aerostatica (e due dirigibili assegnati di
volta in volta), erano terminate da un mese giusto; il raid
Bologna-Venezia-Rimini-Bologna, che aveva visti impegnati fuori
concorso, e nettamente vittoriosi su alcun piloti francesi, i nostri
migliori aviatori militari, si era concluso da una settimana allorchè, il 28 settembre 1911, l'Ordine "N. 1 Riservatissimo" del
Comando
Battaglione Specialisti dispose che il dipendente Reparto
aviazione fornisse una "Flottiglia Aeroplani" al Corpo d'Armata
speciale da mobilitarsi in zone pianeggianti d'oltre mare. Il
giorno dopo venivano assegnati alla richiesta "Flottiglia" cinque
piloti: il Capitano
Carlo Piazza, il Capitano
Riccardo Moizo, il
Tenente Leopoldo De Rada,
il Sottotenente Ugo De Rossi e il Sottotenente
Giulio Gavotti. Iniziava la guerra di Libia,
dove furono
inviati i 9 aerei (due
Bleriot, 3
Nieuport,
due
Farman e due
Etrich), 2
Drachen e 2 Dirigibili, oltre a 9 aerei
di volontari civili. Questo personale costituì il primo nucleo
aeronautico a Tripoli. Alla Flottiglia furono inoltre assegnati sei
piloti di riserva, forniti di brevetto semplice: il Capitano Felice
Scaparro, il Capitano
Costantino Quaglia, i Tenenti Luigi
Falchi,
Igino Gilbert de Winckels, Ettore Marro e Andrea Poggi. Il primo
volo di guerra del mondo fu compiuto la mattina del 23 ottobre 1911,
ad opera del Capitano
Carlo Piazza, comandante della Squadriglia.
Piazza si
levò in volo alle 6.19 con il
Bleriot e rientrò a campo alle ore
7.20. Nel frattempo alle ore 6.30 si era levato in volo anche
Moizo
con il
Nieuport. Furono fatte le prime operazioni di ricognizione
militari nel territorio nemico in Libia per valutare l’entità e gli
spostamenti delle forze nemiche.
Piazza effettuò una ricognizione a
sud dell'oasi di Tripoli prendendo appunti e disegnando schizzi su
carta dei luoghi. Il 25 ottobre
Moizo ebbe le ali bucate da delle
fucilate dei turchi durante la ricognizione. Il primo bombardamento
fu l'1 novembre 1911 quando il Tenente
Giulio Gavotti gettò a
mano 4 granate
Cipelli da due chili sulle oasi di Ain Zara e di
Tripoli dal suo monoplano
Etrich Taube monoposto. Il primo
rilevamento di tiro fu fatta per la
Corazzata Sardegna il 28 ottobre
dal Capitano
Piazza contro l’Oasi di Zanzur. Il 24 novembre il
rilevamento di tiro fu fatto da
Moizo per una batteria che fece
fuoco contro l’artiglieria turca. Il 4 dicembre l’aeronautica
sorvegliò il territorio sul quale avanzavano tre colonne in marcia.
Il 15 dicembre 1911 vicino Bengasi il Sottotenente di Vascello Francesco Roberti fu attaccato per
la prima volta dall’artiglieria mentre il 23 febbraio 1912
Piazza
effettuò la prima fotoricognizione con una macchina fotografica
Zeiss del Genio che consentiva un’unica diapositiva per volo. Nei
mesi successivi si mise a punto un sistema di cambiamento automatico
delle lastre per aumentare il numero di foto per missione. Si
sperimentarono delle semplici ricezioni radio in volo di
trasmissioni da nave. Il 4 marzo avvenne il primo volo notturno
bellico fatto da
Piazza e
Gavotti. Alla fine di marzo 1912 giunse il
primo aereo biposto con un motore più potente da 70 CV, 20 CV in più
dei precedenti, che consentiva di separare le funzioni di guida da
quelle di ricognizione e/o puntamento e/o fuoco. I dirigibili furono
impiegati principalmente per dei bombardamenti. Il primo ferito in
volo fu
Montù. Il 2 maggio
fu fatta la prima ricognizione notturna e l’11 giugno il primo
bombardamento notturno. Il primo
pilota morto in guerra fu il tenente di cavalleria
Pietro Manzini che il 25 agosto
1912 decollò da Tripoli col suo
Bleriot per una ricognizione
fotografica e precipitò in mare per un guasto al motore. Il 10
settembre
Moizo fu costretto ad atterrare in campo nemico a causa di
un’avaria al motore e divenne il primo aviatore prigioniero di
guerra che fu rilasciato l’11 novembre ad ostilità concluse. Col
trattato di Losanna il 18 ottobre del 1912 termina la guerra.
Da quell'impresa il Battaglione Specialisti, poté trarre utili indicazioni. Le forze avversarie turche non possedevano mezzi aerei e pertanto gli italiani poterono sperimentare liberamente oltre alla ricognizione - ridisegnando le carte del territorio, anche il bombardamento, il volo notturno, l'individuazione di mine subacquee e la loro distruzione con bombe. Inoltre con i dirigibili si trainarono sagome bersaglio in maniera da addestrare le truppe al tiro contraereo. Un Draken fu installato su un brigantino disalberato e una volta alzato e trainato poteva rilevare i bersagli terrestri, comunicando all'artiglieria i dati con un cavo telefonico in maniera stabile. Questi risultati ebbero grande risonanza internazionale, gettando le nozioni di base della moderna guerra aerea. Bisogna ricordare però che fin dal 1899, con la Conferenza Internazionale dell'Aia, venne stabilito il divieto di uso bellico contro obiettivi civili dei primitivi mezzi aerei. Fu proibito «...attaccare e bombardare [...] lanciando dei proiettili e degli esplosivi dall'alto degli Aerostati e da altri mezzi analoghi, città, villaggi, case o bastimenti che non siano difesi». L'accordo, com'era facilmente prevedibile, non durò che fino al 1904 e nel corso della Grande Guerra, che sarebbe stata combattuta qualche anno più tardi, il bombardamento aereo, soprattutto a livello psicologico rappresentò una delle «innovazioni» più terrificanti. Nonostante l'aviazione avesse già dimostrato tutte le sue potenzialità durante l'impresa africana, molti la consideravano soprattutto uno sport, ritenendo aeroplani e dirigibili poco più che giocattoli. Nei reparti di fanteria e artiglieria queste assurde convinzioni sopravvissero in parte anche durante il primo conflitto mondiale. La via era comunque aperta e nelle alte sfere delle forze armate si era ormai convinti che il mezzo aereo permettesse se non altro di raccogliere maggiori informazioni sull'avversario. Nella specialità della ricognizione dunque, furono fatti i primi significativi passi per incrementare l'uso di tali nuovi mezzi. E' significativo ricordare il fatto che, in questa fase storica, il pilota resta ancora poco più che un «autista», uno chaffeur, spesso semplice soldato o caporale, destinato ad accompagnare nei cieli l'ufficiale osservatore.
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Bleriot alle Grandi Manovre del Monferrato
(tratto da www.alessandrianews.it)
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