La Grande Guerra Aerea - 5.2 - 1918 - La Riorganizzazione
Fra le misure di ritorsione poste in atto dalla nostra aeronautica per rispondere ai bombardamenti subiti da Treviso, Padova e Venezia, vi fu il 18 febbraio 1918 un'azione realizzata dai velivoli della 87^ Squadriglia. Decollati dall'aviosuperficie patavina di S. Pelagio e sorvolato Borgo Valsugana (TN) e la Val Fiemme, attaccarono la stazione di Bolzano. Dopo avere attaccato il capoluogo altoatesino gli aerei raggiunsero e bombardarono Innsbruck. Sulla via del ritorno si divisero sopra Glorenza. Uno di essi, ai comandi di Palma di Cesnola raggiunse Castenedolo (BS) dopo una ricognizione fotografica, mentre gli altri attraversarono la Valtellina e la Val Seriana raggiugendo Ponte San Pietro (BG). In tutto percorsero circa 500 Km. Due giorni dopo la 1^ Sezione ripeté l'impresa da Sovizzo (VI). La formazione era composta da Orsini, Natale Palli, Palma di Cesnola e Bartolomeo Arrigoni. Altri 400 Km di volo percorsi senza intoppi per andare a colpire lo scalo ferroviario di Innsbruck. Missioni di queste durata diventavano ora possibili grazie al nuovo SVA, veloce e affidabile. I tempi dei voli incerti sui traballanti Farman erano ormai lontani. Il 24 febbraio 1918 l'aeroporto del Lido di Venezia fu pesantemente attaccato dall'aviazione imperiale austriaca. Un aereo italiano venne distrutto al suolo e altri 7 danneggiati. Intanto le incursioni inglesi sui campi tedeschi non davano più i risultati sperati. L’effetto sorpresa era finito e in una di queste azioni, il 22 febbraio K. Montgomery del 66° Squadron veniva abbattuto dalla contraerea a Rustignè (vicino al Draken Austriaco) finendo prigioniero. La vita del pilota è sempre appesa ad un filo. Il 26 febbraio Alessandro Resch con Leopoldo Eleutieri e il sergente Giuseppe Ghislanzoni della 70^ Squadriglia partirono per una missione su Gallio, Foza e Monte Lisser. Ghislanzoni ebbe subito problemi al motore e tornò a terra mentre gli altri due lo attesero in volo sul campo. Dopo la riparazione Ghislanzoni riprese il volo. Raggiunto il Monte Melago, la pattuglia entrò in una nube ma all'uscita il sottufficiale era sparito. Si saprà poi che, rimasto da solo, fu abbattuto in fiamme da tre caccia in Val Chiana. La vittoria venne accreditata all'asso austriaco Kurt Gruber con il Phoenix D-I 228.24 della Flik 60J di Feltre. Lo stesso giorno i velivoli con la croce di ferro portarono su Venezia il più pesante attacco aereo di tutta la guerra. 50 bombardieri apparvero sul cielo dellacittà lagunare lasciandovi precipitare sopra 200 bombe. Altri 22 ordigni furono quindi sganciati su Mestre. Anche due navi risultarono colpite, il cacciatorpediniere Giovanni Acerbi, classe «Sirtori», che dislocava 845 tonnellate e l'esploratore leggero Aquila da 1750 tonnellate di stazza. I danni in città furono notevoli, soprattutto al patrimonio artistico, ma per fortuna si lamentò una sola vittima. L'attacco subito dall'aeroporto di 34° Squadron a dicembre del 1917 aveva fatto sì che alcune squadriglie ne venissero allontanate. A fine febbraio infatti, presso la base alle porte di Treviso rimaneva solo il Istrana britannico. Nell'area decentrata di Fossalunga erano invece sistemati la nostra 70^ Squadriglia da caccia, la 112^, 117^ e 131^ Squadriglia da ricognizione ed il 45° Squadron inglese. Ciò conferma l'ipotesi che era già in atto la decisione di smobilitare il campo per spostarlo sotto la Postumia Romana. Questa scelta però non ebbe mai pratica realizzazione e si preferì invece mimetizzare opportunamente le infrastrutture già esistenti. Tra la fine di febbraio e gli inizi di aprile ripresero i bombardamenti italiani su Pola. Trieste fu invece risparmiata. A partire dal marzo del 1918 il Corpo Aereo dell'Esercito affrontò l'ennesima ristrutturazione. Inoltre, per l'intensificarsi delle operazioni sul fronte francese, parte delle truppe inglesi presenti sul nostro fronte furono spostate su quello occidentale. Per quel che riguarda però le forze aeree, va sottolineato che grazie alle pressioni del generale Armando Diaz, solo il 42° Squadron britannico di stanza a Grossa fu fatto rientrare. Il settore degli altipiani infatti, in quel periodo necessitava di tutto il sostegno possibile. Anche i tedeschi della 14^ Armata tornarono sul fronte occidentale. Lungo quello italiano le azioni rallentarono e l'aviazione approfittò del periodo di stasi per completare la sua ennesima riorganizzazione in vista di ciò che sarebbe accaduto nell'estate ormai prossima. Le squadriglie da bombardamento distribuite alcune tra Padova e S. Pelagio ed altre tra Brescia e Ca' degli Oppi a Oppeano nel veronese furono poste alla dipendenze del Comando Supremo come anche il X Gruppo Caccia, forte delle squadriglie 70^ Squadriglia, 82^ Squadriglia e 91^ Squadriglia. Dal Comando Supremo dipendevano anche la difesa di Padova e la 87^ Squadriglia SVA da ricognizione strategica. La 1^ Armata disponeva di due gruppi (III e XVI) in cui si distinguevano le squadriglie 71^ e 75^ Squadriglia, dislocate tra Verona e Vicenza. La 4^ Armata, schierata sul settore del Grappa, aveva invece alle proprie dipendenze i gruppi II°, VI° e XII°, con una famosa coppia di reparti da caccia formata dalle squadriglie 76^ Squadriglia e 81^ basate a Casoni di Mussolente. Le altre squadriglie (da ricognizione) erano dislocate tra la stessa Casoni di Mussolente, Isola di Carturo e Castello di Codego. Da quest'ultimo campo operava anche l'inossidabile 48^ Squadriglia con i suoi vecchi Caudron. Alla 4^ Armata faceva inoltre capo il II gruppo di palloni frenati con comando a San Vito di Asolo. Quando il Comando Truppe degli Altipiani fu abolito, il settore venne coperto sia dai mezzi aerei della 1^ Armata che da quelli della 4^. Va però ricordato che sugli altipiani operarono anche i velivoli della 6^ che pur disponeva solo del VII gruppo da caccia con comando a S. Pietro in Gù e del VI gruppo aerostatico organizzato su due sezioni. La 6^ armata poteva comunque contare sul supporto dei velivoli inglesi che operavano nel vicentino e di quelli francesi dislocati a Nove di Bassano. La 3^ Armata era in linea fra Treviso e il mare e il suo comando era ubicato a Mogliano Veneto. La cittadina alle porte di Treviso era sede di numerosi comandi non solo dell'Esercito ma anche della Marina. Quest'ultima vi aveva collocato la sede della 3^ Squadriglia dirigibili che disponeva di un campo di volo presso Villa Grapputo. Era stato costruito un hangar smontabile e un pilone per l'attracco di aeronavi da osservazione tipo «DE». La 3^ Armata poteva fare affidamento su tre gruppi aerei: I, V e XIII. Quest'ultimo era costituito dall'ottima coppia di squadriglie 77^ e 80^ Squadriglia basate a Marcon. Gli altri due allineavano invece reparti da ricognizione schierati tra Fossalunga, Marcon e Ca' Tessera. La 5^ e la 7^ armata disponevano infine di reparti aerei basati nel bresciano, come la 72^ Squadriglia Caccia disposta sul campo di Castenedolo. A Treviso giunse la 79^ Squadriglia seguita dalla 78^ Squadriglia entrambe provenienti dalla base di Nove di Bassano. Le due formazioni furono dislocate presso il campo di San Luca. Anche la 115^ e la 139^ erano destinata a lasciare S. Pietro in Gù, da dove avevano fino a quel momento operato, per portarsi a San Luca, e formare con le altre due il XV Gruppo Caccia. Al gruppo venne aggiunta anche una sezione, la IV Sezione SVA, con compiti di ricognizione strategica per la 2^ armata. Il reparto era suddiviso tra San Luca e Fossalunga. Alle porte di Treviso giunse anche la 75^ Squadriglia proveniente da Verona Tombetta. Era dotata di Nieuport 17 e di qualche Nieuport Ni-27. Aveva in carico anche alcuni Farman che però rimasero a Verona. La formazione resterà a San Luca sino a metà maggio, per poi far ritorno a Ganfardine nei pressi del capoluogo scaligero. Il comando d'aviazione della 2^ Armata era stato nel frattempo ricostituito e da S. Pietro in Gù furono trasferite ad Istrana una serie di squadriglie destinate a formare il XIX Gruppo, da porre alle sue dipendenze. Tali squadriglie erano l' 82^ Squadriglia fino ad allora basata a S. Pietro in Gù, la 118^, la 114^ Squadriglia, 23^ ed una sezione della 24^. Il nuovo gruppo fu posto agli ordini di Ottorino Mutti e la sede del suo comando venne stabilita a Falzè di Trevignano.
Il primo marzo 1918, venne formata sul campo del Lido di Venezia 1^ Squadriglia Navale S.A. (Siluranti Aeree), alle dipendenze della Marina. D'Annunzio non si era rassegnato al fallimento della missione del 2 settembre precedente e con insistenza fece creare un reparto specifico, dotato di due vecchi Caproni 450 e di alcuni nuovissimi Ca.5. Egli stesso se ne fece assegnare il comando. Già alle prime prove però i Ca.5 furono vittime di una serie di inconvenienti e incidenti. Anche sostituendo i motori Fiat, soggetti ad improvvisi incendi, con gli Isotta Fraschini, non si ebbero sensibili miglioramenti. Con simili premesse non era certo possibile immaginare di usare il bombardiere come silurante. Alla fine lo stesso D'Annunzio esasperato dai continui intoppi, in una delle sue tipiche lettere, definì il reparto un «aborto di squadriglia». Gli furono quindi assegnati dei nuovi potenti SIA 9b, ma anche questi velivoli erano ancora a livello sperimentale e per tutto il conflitto la Squadriglia Navale S.A effettuò solo poche azioni di bombardamento classico con perdite fuori della norma. In settembre, al suo interno venne anche costituita una sezione SVA per indicare la quale il poeta si servì per la prima volta del termine stormo. Il 12 marzo del 1918 Giannino Ancillotto che era decollato da Marcon ebbe una piantata al motore e dovette atterrare a Monastier. Franz Graser della Flik 61J rivendicò l'abbattimento su quel luogo di un aereo italiano. Il successivo 29 marzo Ernesto Cabruna della 77^ Squadriglia era con una formazione in volo di pattugliamento tra Ponte di Piave e Grisolera (Eraclea). Nonostante la foschia notò un gruppo di caccia austriaci che puntavano verso Ponte di Piave. Si staccò dai suoi compagni e si accodò agli ultimi e sopra il ponte che unisce le due sponde del Piave attaccò di sorpresa i velivoli nero crociati che chiudevano la formazione. L'iniziativa di Ernesto Cabruna, del tutto inattesa, seminò lo scompiglio fra le fila austriache. Il pilota italiano continuò l'attacco mitragliando i caccia di testa che erano dipinti di rosso. Uno di essi era quello con il teschio sulla fusoliera che apparteneva al famoso asso Godwin Brumowsky. La formazione austriaca perdette uno dei propri velivoli che, colpito dalle pallottole di Ernesto Cabruna, cadde malamente verso le proprie linee. Gli altri, presi alla sprovvista, non furono in grado di reagire. Qualche istante dopo sul cielo di Ponte di Piave giunsero anche i commilitoni del nostro pilota e gli ultimi caccia asburgici rimasti si dispersero. L'impresa ebbe una notevole eco ed attirò le attenzioni della stampa meritando una copertina della Domenica del Corriere. Sempre in quel mese di marzo del 1918, presso la 70^ Squadriglia basata a Fossalunga, vennero approntati a titolo sperimentale due 2 Hanriot per compiti speciali. Uno fu reso in grado di lanciare spezzoni e l'altro venne invece affidato ad Alessandro Resch per il volo notturno. Contemporaneamente il reparto tornò a operare dalla base di Istrana. Poteva contare su 16 aerei efficienti. Uno dei suoi velivoli si trovava però distaccato a Padova per la Sezione Difesa della città.
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Hd.1 CON IL ROSSO LEONE DELLA 72^ SQUADRIGLIA, CASTENEDOLO 1918
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Scrittore, poeta, soldato, statista, esteta, Gabriele d'Annunzio interpreta, forse meglio di qualunque contemporaneo, il ruolo di protagonista dell'Italia dagli anni Ottanta dell'Ottocento agli anni Trenta del Novecento. In un tempo di sconvolgimenti politici, bellici e sociali, d'Annunzio fece della sua intera esistenza una manifestazione del "vivere inimitabile" e fra le sue intuizioni sta la scoperta delle potenzialità dei nuovi mezzi di trasporto come l'automobile e l'aeroplano. Fin dai primi e incerti esperimenti compiuti in Italia, il volo rappresentò per d'Annunzio un potente mezzo espressivo: per le valenze artistiche - in quanto massima esperienza di movimento nello spazio – e per le implicazioni più concrete sulla vita e sulla storia. Durante la Grande Guerra, d'Annunzio è interprete privilegiato della riscoperta del gesto individuale attraverso imprese aviatorie e navali in grado di trasmettere messaggi simbolici forti e pervasivi. Le imprese nel corso del primo conflitto mondiale sono tali da valergli la fama di "poeta aviatore", anche se è vero che egli non fu mai pilota e dovette sempre affidare a uomini di fiducia i comandi di volo.D'Annunzio è impegnato a favore dell'intervento italiano nel conflitto, e in seguito coinvolto in guerra come volontario. Il suo ruolo in aviazione è quello di ufficiale osservatore, ma sempre più rilevante diviene il suo contributo di ideatore e comandante di azioni aeree. Al 1915 risalgono i voli di d'Annunzio con lanci di volantini sulle città "irredente" di Trieste (7 agosto) e Trento (20 settembre). Alla fine del 1916 d'Annunzio ritorna a combattere e a volare. Nel 1917 l'esperienza di d'Annunzio in guerra si intreccia a quella dell'ingegnere Gianni Caproni, a capo di un'importante industria specializzata nella produzione di aerei per il bombardamento. Il "Volo su Vienna" è sicuramente l'impresa aviatoria più clamorosa fra quelle ispirate e condotte da d'Annunzio durante la Grande Guerra. L'idea di un'incursione aerea nei cieli della capitale nemica accompagna d'Annunzio sin dall'epoca del volo su Trento, nel settembre 1915, quando nasce il motto "Donec ad metam: Vienna!".