La Grande Guerra Aerea - 3.1 - 1916 - Il secondo anno di guerra
Durante i mesi invernali e nella primavera del 1916 sul lungo fronte dallo Stelvio al mare non si ebbero azioni di vasta portata. La stagione non lo permetteva e in attesa del ritorno del bel tempo i due eserciti utilizzarono la lunga stasi operativa per riorganizzarsi e rafforzarsi. I primi programmi di potenziamento dell'aviazione italiana furono indirizzati da un lato ad estendere la presenza dello strumento aereo, dall'altro a incrementarne la capacità di offesa. Il 16 gennaio fu così costituita una 5^ Squadriglia da caccia montata su Aviatik e dislocata a Taliedo per la difesa da Milano. Due giorni dopo vennero attivate a Pordenone la 4^ squadriglia da ricognizione e combattimento, su Farman, e la 7^ Squadriglia da offesa, portando a sei il numero delle squadriglie Caproni a disposizione del Comando Supremo dai campi di Aviano e della Comina. Il 22 gennaio la sezione idrovolanti di Desenzano si trasformò nella 1^ squadriglia. Una nuova squadriglia Caccia, la 2^, fu costituita a La Comina con il compito di scortare i bombardieri Caproni Era dotata di velivoli Nieuport e nel marzo fu trasferita a Cascina Farello per operare, insieme ai francesi, nel settore adriatico. Nelle prime settimane del 1916 le squadriglie Caproni furono impiegate in ricognizioni in profondità intese ad accertare la fondatezza delle voci relative all'arrivo di nuovi reparti austriaci e se, nei dintorni di Fiume, fosse in costruzione un nuovo hangar per dirigibili. Il 3 gennaio 1916, Verona difesa dalla 1^ Squadriglia del capitano Bonazzi, divenne nuovamente obiettivo di un raid aereo austriaco. Questa volta però la difesa fu all'altezza della situazione e gli incursori dovettero sganciare le bombe a caso sulla zona di Castelfranco Veneto. L'11 gennaio 9 idrovolanti austriaci attaccarono Rimini causando qualche danno agli edifici ed ottenendo l'effetto di spingere il Comando Supremo a dare il via al raid su Lubiana, da tempo individuata quale obiettivo per una possibile azione di rappresaglia. In un contesto che vedeva l'aviazione italiana subire l'iniziativa dell'avversario, il 12 febbraio idrovolanti austro-ungarici attaccarono la stazione di pompaggio di Codigoro, dove si contarono 6 morti, e Ravenna, dove le vittime furono 15. Il 14 febbraio velivoli decollati dai campi del Trentino attaccarono Schio, dove si ebbero 5 morti, e Milano, attaccata dalla Flik 17 di Gardolo, mirando alle centrali elettriche del capoluogo lombardo. Lo stesso giorno il Comando Supremo ordinò di tornare ad attaccare Lubiana non appena le condizioni atmosferiche lo avessero permesso. All'inizio di dicembre del 1915 l' VIII^ Squadriglia Nieuport era stata rinominata 1^ squadriglia ed equipaggiata con i Ni.10 mono-biposto. La sua base si trovava a Santa Caterina, nei pressi di Campoformido e il compito ad essa assegnato era la difesa di Udine. A febbraio del 1916 venne dotata di alcuni nuovi Ni.11 "Bebè". Del reparto faceva parte il capitano Francesco Baracca. Alla fine dell'anno l'unità divenne a tutti gli effetti una squadriglia da caccia secondo il nuovo ordinamento. Il 7 aprile Francesco Baracca colpì e costrinse all'atterraggio il Brandenburg Albatros 61.57 della Flik 19. Il futuro asso ottenne così la sua prima vittoria, che fu anche la prima ufficiale della caccia italiana. Nello stesso mese il reparto cambierà il nome in 70^ Squadriglia secondo la nuova denominazione adottata dall'8 aprile 1916. Fra il marzo e l'aprile del 1916 fu collaudato a Sant'Andrea l'aerosilurante di Luigi Bresciani. Si trattava di un «Ca3» completamente riprogettato che aveva in comune con il «Caproni» solo la formula trimotore con fusoliera a due travi. I risultati del volo furono incoraggianti, ma il 3 aprile l'aereo dopo il decollo precipitò e tutto l'equipaggio, formato dallo stesso Luigi Bresciani e da Roberto Prunas in qualità di piloti e dai meccanici Fausto Lari e Vittorio Pontoni, perse la vita. Il progetto venne poi abbandonato.
L'8 Aprile 1916 tutte le squadriglie furono rinominate secondo un nuovo, unico sistema, destinato a rimanere valido fino alla fine della guerra. Nella primavera del 1916 vennero allestiti i nuovi campi di Belluno e Villaverla (VI). Nel primo fu sistemata la 48^ Squadriglia e nel secondo le formazioni 27^, 28^ e 32^, tutte equipaggiate con velivoli Farman. La 48^ Squadriglia diventerà famosa e, passata sui velivoli Caudron G.4 bimotori, avrà tra le sue file piloti di primo piano come Felice Porro, Aldo Finzi, Natale Palli, Pietro Massoni e Giuseppe Sarti che legheranno la propria storia personale a quella di un'altra famosa squadriglia, l'87^ Squadriglia Serenissima, ricordata per il suo epico Volo su Vienna cui partecipò anche D'Annunzio. La 48^ Squadriglia risultò particolarmente impegnata su un fronte molto ampio, compreso tra Feltre ed il Cadore, con missioni molto lunghe e a quote costantemente superiori ai 3000 metri, con temperature polari. Il 20 aprile 1916, 7 Caproni colpirono l'idroscalo di Trieste lanciando 60 bombe e causando molti danni. Vi furono anche 9 vittime civili. Con la primavera lungo tutto il fronte e sopratutto nella regione dell'Isonzo, l'aviazione austro-ungarica continuava ad avere l'iniziativa, pur senza sviluppare un'attività di ricognizione tattica al livello di quella svolta dalle squadriglie italiane, e concentrando piuttosto i suoi sforzi nella ricognizione in profondità e in azioni di bombardamento. Negli ultimi giorni di marzo fu impostata un incursione sui ponti ferroviari del Piave che avrebbe dovuto infliggere un duro colpo alle linee di comunicazione dell'esercito italiano. Il via all'operazione, concepita per ostacolare il trasferimento di forze dall'Isonzo al Trentino e appoggiare così indirettamente l'offensiva in preparazione tra Adige e Brenta, fu dato il 15 marzo con il concorso di tutte le compagnie d'aviazione, o Flik, e degli idrovolanti della Marina. Il maltempo e alcuni dubbi dei comandi, congiurarono nel far sì che l'ordine esecutivo venisse dato soltanto la sera del 26 marzo ma gli 83 velivoli che l'indomani, tra le 4 e le 5 del mattino, si alzarono in volo dai campi dell'Isonzo e del Trentino, e dalla stazione idrovolanti di Trieste, trovarono sulla pianura veneta condizioni atmosferiche proibitive. I tre ponti di San Donà, di Ponte di Piave e della Priula erano nascosti da una fitta nebbia. Non migliore era la situazione sugli obiettivi secondari, individuati negli scali ferroviari veneti. Nonostante lo sforzo prodotto i risultati furono quindi trascurabili e andarono perduti 4 velivoli, atterrati entro le linee italiane per problemi ai motori o per aver perso la rotta. Sul fronte trentino i rigori della stagione ebbero un riflesso immediato nell'attività di volo delle squadriglie del settore (III Gruppo). Dopo l'incursione del 10 gennaio 1916, quando tre trimotori della 5^ squadriglia e alcuni Farman della 1^ e della 12^ attaccarono il campo di aviazione di Gardolo, per oltre tre mesi non si ebbero altre azioni di bombardamento. Sugli altopiani di Lavarone e Folgaria continuava a svolgere la sua attività di ricognizione quella che era ancora la 12^ squadriglia, affiancata in misura crescente dalla 1^.
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Scrittore, poeta, soldato, statista, esteta, Gabriele d'Annunzio interpreta, forse meglio di qualunque contemporaneo, il ruolo di protagonista dell'Italia dagli anni Ottanta dell'Ottocento agli anni Trenta del Novecento. In un tempo di sconvolgimenti politici, bellici e sociali, d'Annunzio fece della sua intera esistenza una manifestazione del "vivere inimitabile" e fra le sue intuizioni sta la scoperta delle potenzialità dei nuovi mezzi di trasporto come l'automobile e l'aeroplano. Fin dai primi e incerti esperimenti compiuti in Italia, il volo rappresentò per d'Annunzio un potente mezzo espressivo: per le valenze artistiche - in quanto massima esperienza di movimento nello spazio – e per le implicazioni più concrete sulla vita e sulla storia. Durante la Grande Guerra, d'Annunzio è interprete privilegiato della riscoperta del gesto individuale attraverso imprese aviatorie e navali in grado di trasmettere messaggi simbolici forti e pervasivi. Le imprese nel corso del primo conflitto mondiale sono tali da valergli la fama di "poeta aviatore", anche se è vero che egli non fu mai pilota e dovette sempre affidare a uomini di fiducia i comandi di volo.D'Annunzio è impegnato a favore dell'intervento italiano nel conflitto, e in seguito coinvolto in guerra come volontario. Il suo ruolo in aviazione è quello di ufficiale osservatore, ma sempre più rilevante diviene il suo contributo di ideatore e comandante di azioni aeree. Al 1915 risalgono i voli di d'Annunzio con lanci di volantini sulle città "irredente" di Trieste (7 agosto) e Trento (20 settembre). Alla fine del 1916 d'Annunzio ritorna a combattere e a volare. Nel 1917 l'esperienza di d'Annunzio in guerra si intreccia a quella dell'ingegnere Gianni Caproni, a capo di un'importante industria specializzata nella produzione di aerei per il bombardamento. Il "Volo su Vienna" è sicuramente l'impresa aviatoria più clamorosa fra quelle ispirate e condotte da d'Annunzio durante la Grande Guerra. L'idea di un'incursione aerea nei cieli della capitale nemica accompagna d'Annunzio sin dall'epoca del volo su Trento, nel settembre 1915, quando nasce il motto "Donec ad metam: Vienna!".