La Grande Guerra Aerea - Aviazione Navale - 15.3 Fronte del Mare
L'impiego delle stazioni d'aviazione, poste sul litorale Adriatico,
risultava necessariamente multiplo, e l'organizzazione di esse non poteva
essere unilaterale ma doveva comprendere tutte le forme di attività. Lo
stato nascente dell'apparecchio aviatorio all'entrata in guerra rendeva
evidentemente embrionali e sporadiche le varie applicazioni della nuova
arma, ed alcune di esse addirittura impossibili per l'inadeguata efficienza
dei mezzi; perciò nel primo periodo di guerra, nel quale gl'idrovolanti
avevano ingeniti difetti e la
preparazione delle industrie non consentiva
una rapida eliminazione di essi, le azioni aeree furono scarse e di poca
importanza e le norme date per esse, per quanto accurate e talvolta
lungimiranti, non poterono sovente avere pratica attuazione. Mano mano che
l'efficienza delle squadriglie esistenti diventava più valida e che nuove
squadriglie, ricche di materiale e di personale, venivano impiantate, la
regolazione delle missioni diveniva un fatto compiuto non solo teoricamente
ma anche effettivamente. Ciò fu raggiunto nel 1916. In tale anno si
riscontra agevolmente la scissione dell'impiego dell'aviazione secondo
distinti criteri, ai quali si può anche aggiungere quello che, in seguito,
regolò l'attività delle stazioni fuori Adriatico (per la difesa del traffico
marittimo). Essi sono:
Esplorazione sul mare, per scoperta navi e sommergibili nemici, per
verifica delle rotte di sicurezza e dei campi minati delle Piazze. - Da
prima questo impiego fu limitato ai settori di mare ravvicinati delle Piazze
marittime e di poi fu allargato a zone complete senza però raggiungere le
coste opposte. In tutti e due i casi tale servizio ebbe un carattere di
continuità e successività ben regolata in modo che l'esplorazione
salvaguardasse da improvvisi attacchi e rendesse sicura la navigazione delle
zone vigilate. L'esempio tipico è dato dalla sorveglianza eseguita nel
Canale d'Otranto per la quale lo scopo dell'impiego dell'aviazione,
coordinato con quello dei mezzi di superficie, tendeva alla distruzione dei
sommergibili che necessariamente dovevano usufruire di tal passaggio
obbligato per recarsi dall'Adriatico ad operare nelle zone del Mediterraneo.
Difesa aerea contro aeromobili nemici e caccia ai medesimi. -
Questo impiego fu il più lento della evoluzione, giacchè il tipo di
apparecchio acquatico da caccia mal si presta alle caratteristiche che
occorrono per una rapida manovra. Perciò, in ispecie per la difesa delle
Piazze, si dovette ricorrere alla disponibilità di materiale dell'Esercito,
organizzando con esso la difesa aerea delle località. Non è a dire però che
gli idrovolanti non ebbero campo di sviluppo in questo servizio specialmente
per la caccia agli apparecchi nemici nel loro cielo. In ogni modo però
l'organizzazione partì sempre dalle autorità marittime.
Ricognizione sugli ancoraggi e sulle località nemiche, scorta ad
apparecchi da bombardamento e regolazione del tiro di batterie. - Le
ricognizioni furono saltuarie nel 1915 pur avendo nel Nord Adriatico larga
applicazione per la vigilanza sulle forze navali nemiche concentrate a Pola.
Si sviluppò poi in modo tale da poter fornire giornalmente la dislocazione
del naviglio nemico a Pola e Durazzo e saltuariamente a Cattaro, e tutte le
notizie di opere che il nemico approntava nelle sue Piazze e nelle sue
località strategiche; in tal servizio ebbe largo impiego la fotografia. Di
pari passo con l'organizzazione delle missioni di bombardamento ebbe
applicazione quella delle missioni di scorta agli apparecchi di offesa. Nel
1918 sempre, questi ultimi, erano accompagnati, o vigilati con apposite
crociere, dai velivoli da caccia.
ALTO ADRIATICO. Venezia e Grado sono le stazioni del Nord che sviluppano una maggiore
intensità combattiva. Nel 1915 provvedono, sempre che le condizioni
meteorologiche lo permettono ad un servizio regolare di ricognizione su Pola per
segnalare la dislocazione del naviglio nemico specialmente quando, sul finire
dell'anno, si aveva ragione di ritenere che una parte della flotta austriaca si
spostasse nel Sud Adriatico per ostacolare l'appoggio dato ai Serbi, nella loro
ritirata a Durazzo e Valona, dalla Marina italiana. Poche sono in quest'anno le
azioni di bombardamento e del resto eseguite saltuariamente e spesso con
apparecchi isolati; la caccia ad apparecchi nemici non è fruttifera mancando allo
scopo gli idrovolanti adatti. Nei primi mesi del 1916 le condizioni non variarono,
successivamente però con l'affermazione dei nuovi apparecchi tipo L, le missioni
di offesa ebbero un più largo sviluppo essendo compiute con maggiore continuità
sugli stessi obiettivi e non più con idrovolanti isolati, ma con sezioni ed anche
squadriglie. Grado, che rappresentava la sentinella avanzata, intensificava la sua
intensità e rispondeva con immediate ritorsioni agli attacchi nemici. Pur tuttavia
non era ancora possibile controbattere efficacemente la combattività avversaria.
Ciò però cominciava a manifestarsi nel 1917, anno nel quale non solo le azioni di
bombardamento compiute, anche in collaborazione con apparecchi Caproni
dell'Esercito, assumono uno spiccato carattere di intensa continuità e sono
condotte con stormi di velivoli di giorno e di notte, ma anche la caccia al nemico
diviene possibile e fruttifera, dando luogo a duelli e talvolta a battaglie aeree di
notevole intensità. Esempio notevole è il periodo che corre dalla fine di settembre
al principio di ottobre, nel quale l'aviazione non diede tregua a due navi nemiche
ancorate a Zaule (Trieste) pronte ad un'azione di appoggio all'ala sinistra dell'Esercito operante verso l'Isonzo, costringendole a riprendere i propri
ancoraggi nella base di Pola. Durante la ritirata della fronte al Piave gl'idrovolanti
concorsero con gli apparecchi terrestri a molestare l'avanzata delle truppe
avversarie. Ma fu nel 1918 l'epoca di maggiore vitalità, benché le squadriglie di
Grado avessero dovuto abbandonare la loro sede. In tale anno non meno di 15 o
20 idrovolanti il libravano in volo ogni giorno per la quotidiana espletazione delle
missioni di ricognizione sui territori nemici, di osservazione del tiro, di pattuglia
aerea di difesa, di esplorazione delle acque, senza contare le operazioni di
bombardamento in grande stile che talvolta erano eseguite anche in più giorni
successivi.
Gli obiettivi erano costituiti dalle zone industriali di Trieste, dalle opere
militari di Pola, dalle stazioni idrovolanti di Trieste, Pola, Parenzo e da centri di
attività nemica di minore importanza sulla costa Istriana e sulla zona marittima,
prossima alla fronte.
Alle due suaccennate stazioni si aggiunse, sul finire della guerra, quella
terrestre di Poggio Renatico; le altre stazioni (Porto Corsivi, Ancona)
provvedevano ai servizi di esplorazione e difesa e talvolta concorrevano alle
operazioni belliche di offesa.
BASSO ADRIATICO. Brindisi e Valona sono i centri più attivi del Basso Adriatico; esordirono nelle
modeste, ma pur utili, missioni di esplorazione il cui servizio era già ben regolato
all'inizio del 1916 e con qualche tentativo di ricognizione; i primi bombardamenti
isolati e sporadici condotti contro Durazzo diedero campo ad una accurata
preparazione di tali missioni che si svilupparono con vera intensità, nell'estate del
1917 e con una costanza, che non dava requie all'obiettivo attaccato, subito dopo
il ristabilimento delle condizioni metereologiche nel 1918.
In tale epoca non trascorreva giorno in cui il cielo di Durazzo non fosse
attraversato da velivoli italiani i quali, oltre che per azioni offensive, vi si
recavano per constatare gli effetti di quelle effettuate e per trarre elementi utili in
riguardo. quelle da compiere. Specialmente da Valona furono anche compiute alcune azioni
nell'interno dell'Albania, e le due stazioni concorsero nei combattimenti navali
svoltisi a Sud del parallelo di Cattaro. Dalla stazione di Brindisi fu condotta a
compimento qualche ricognizione su Cattaro, ma le caratteristiche degli
apparecchi usati non consentivano, per la limitata autonomia, un maggior impiego
in tal senso. Delle stazioni minori Varano era adibita alla sorveglianza delle
Curzolane e spesso compì bombardamenti su opere militari delle isole e delle
ricognizioni a lungo raggio, Otranto e Santa Maria di Leuca alla sorveglianza
antisommergibile del Canale d'Otranto, e dalla prima, nel 1918, partì qualche
incursione su Durazzo con scalo a Valona.
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Tenente di Vascello pilota di idrovolanti. Nominato Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia nel 1919
Tenente di Vascello pilota di idrovolanti. Noto aviatore, era stato istruttore alla Malpensa e partecipato al raid del Resto del Carlino del 1911, Prese aprte alla spedizione in Libia.
Capitano pilota già comandante della V Squadriglia. Partecipò alla campagna di Libia nel 1911.
Bleriot alle Grandi Manovre del Monferrato
(tratto da www.alessandrianews.it)
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