Il Fronte del Cielo -
Emeroteca - Rivista di Storia Militare
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LA 260^ SQUADRIGLIA IDROCACCIA RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 35 1996
Costituita a Venezia nei primi giorni di novembre 1917 al comando del tenente di vascello Luigi Bologna, è il primo reparto organicamente costituito sui nuovi Macchi M5,
un idro che rappresenta un deciso salto di qualità per armamento, velocità e doti acrobatiche, rivelandosi un pericoloso avversario anche per i caccia terrestri. I primi
esemplari del nuovo velivolo erano stati consegnati alla spicciolata alle varie Stazioni Idrovolanti già dall’estate precedente, ma solo ora che la produzione marcia a pieno
ritmo è possibile costituire un’unità dotata esclusivamente di questo tipo di aereo.
GLI OSSERVATORI D'AEROPLANO DEL REGIO ESERCITO RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 39 1996
Lo sfruttamento della terza dimensione, come viene comunemente definito l’elemento aereo che ci sovrasta, è sempre stato per l’uomo un traguardo al quale tendere, soprattutto per motivi militari.
La possibilità di spingere lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte ha rappresentato per generali e ammiragli un sogno che, solo negli ultimi decenni del XIX secolo, con l’aerostato, si
è potuto finalmente realizzare. Con le prime ascensioni dei “più leggeri dell’aria” (palloni frenati e, successivamente, mongolfiere e dirigibili), si è dato inizio a tutta una serie
di attività, che con il termine generico di osservazione, col passare del tempo ed il progredire dei mezzi tecnici, hanno spaziato dal semplice controllo dei movimenti delle truppe
avversarie all’effettuazione di schizzi panoramici e di fotografie, sino all’aggiustamento del tiro delle artiglierie.
LA BATTAGLIA AEREA DI ISTRANA:26 DICEMBRE 1917 RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 5 1994
Contrariamente all'immagine più diffusa, durante la prima guerra mondiale, i belligeranti finalizzarono l'impiego dell'aviazione all'appoggio diretto delle operazioni terrestri. La caccia rimase sempre numericamente minoritaria
rispetto alle altre specialità: sul fronte italiano, ad esempio, al 20 novembre 1917 l'Aeronautica del Regio Esercito contava 34 squadriglie da ricognizione, 14 da bombardamento e 16 (più 2 sezioni) da caccia. La battaglia aerea svoltasi il 26
dicembre 1917 fu dunque un evento eccezionale, specie in Italia, dove le piccole pattuglie e l'assenza di sistemi di avvistamento erano le forme di impiego prevaleneti e rendevano raro lo scontro
tra grosse formazioni...
IL BOMBARDAMENTO DI INNSBRUCK RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 41 1997
All’inizio del 1918, il termine rappresaglia era agli onori della cronaca. La guerra era in un momento di stasi, ma si intrecciavano varie iniziative per giungere alla fine delle ostilità prima dell’arrivo in Europa
delle forze americane. L’aspetto psicologico e propagandistico del conflitto diventava quindi indispensabile per convincere l’opinione pubblica dell’Intesa a rifiutare le ipotesi di pace senza vittoria, e un elemento
fondamentale fu il bombardamento strategico dei tedeschi contro le città alleate. La discussione sulla brutalità dei bombardamenti tedeschi fu ampliata dalla stampa, e la risposta suggerita fu quella della rappresaglia.
IL CANNONE AUSTRIACO PER VELIVOLI RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 45 1997
Sui cannoni che nella prima guerra mondiale erano montati a bordo degli idrovolanti austro-ungarici, si conosce assai poco e le poche informazioni che si trovano in molta letteratura sono spesso imprecise
quando non errate. Alcune pubblicazioni britanniche riportano che già nel novembre del 1915 fu montato su un biplano Phoenix un cannone navale da 37/23 Hotchkiss, su affusto a deformazione, costruito su
licenza dalla Skoda e che un anno più tardi ancora un cannone Skoda-Hotchkiss da 66 mm fu montato sulla parte anteriore della fusoliera del bombardiere bimotore tipo Brandeburg G-1.
L'AVIAZIONE PER IL REGIO ESERCITO 1^ RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 22 1995
Nel tardo 1912, conclusasi la prima esperienza aviatoria nel conflitto italo-turco, il Ministero della Guerra richiedeva al Battaglione Aviatori, che vi aveva partecipato, uno studio da utilizzare per la prevista organizzazione della nuova specialità.
Il paragrafo dedicato alla all’esplorazione dal cielo risultò generoso d’insegnamenti, poi rivelatisi validi ben oltre il periodo pionieristico dell’aviazione militare.
I CAPRONI DA BOMBARDAMENTO NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 25 1995
Pioveva e faceva piuttosto freddo la mattina dell’8 dicembre 1914 sul campo militare Vizzola Ticino, vicino a Milano. La temperatura non superava i cinque o sei gradi mentre i senatori Carlo Esterle e Giuseppe Colombo,
gli uomini di affari Federico Johnson e Arturo Mercanti e l’ingegner Giovanni Caproni assistevano alle prove di volo del primo biplano trimotore Caproni. L’aereo aveva già compiuto alcuni voli pilotato da Emilio Pensuti,
lo stesso collaudatore che stava volteggiando sul campo nei pressi di Milano.
La biografia del primo effettivo capo dell'aeronautica Italiana alla sua costituzione, come arma indipendente, nel 1923. La tradizione assegna il nome di "Padre dell'Aeronautica" a Italo Balbo, il cui settennato vide l'aviazione civile e militare italiana
raggiungere un livello di sviluppo e popolarità mai più toccato in seguito. Dal punto di vista strettamente cronologico l'appellativo spetterebbe tuttavia ad Aldo Finzi, un personaggio sinora trascurato dagli storici nonostante la sua biografia sia fatta della stessa
stoffa dei romanzi. ...
POLA: 17 LUGLIO 1918 RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 78 2000
PREGO SPEDIRE URGENZA PER DOCUMENTI X" Questo il testo del messaggio convenzionale con il quale venne ordinata l'esecuzione del primo bombardamento diurno italiano della base austriaca di Pola.
Sul campo di S. Pelagio (Padova) gli ufficiali dei bombardieri Caproni liberi dal servizio si radunano, come di consueto attorno alle 18.00, negli uffici delle squadriglie per conoscere gli ordini
d’operazione dei giorni successivi. In quel caldo pomeriggio di metà luglio c’è però una strana eccitazione: il comando chiede di preparare al meglio il maggior numero d’aerei per una imprecisata
missione. Si fanno congetture, i nomi delle località più lontane, e maggiormente difese passano di bocca in bocca ma nessuna ipotesi si avvicina alla verità.
I CAPRONI NELLA GRANDE GUERRA 1^ RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 91 2001
Lo sviluppo e l'attività dei grandi trimotori concepiti dal pioniere trentino, rivelatisi, oltre che i primi, i più affidabili bombardieri dell'epoca. Nella seconda guerra mondiale l’Italia subì
estese devastazioni provocate dai bombardamenti aerei anglo-americani, condotti indiscriminatamente su città inermi e su obiettivi militari. Può sembrare persino paradossale che proprio l’Italia sia stata,
al tempo stesso, una vittima di quelle incursioni e la patria sia di colui che letteralmente inventò l’aeroplano da bombardamento sia del teorico che ne formulò con straordinaria e lucida preveggenza le dottrine
d’impiego. Prima ancora che scoppiasse la Grande Guerra, infatti, Gianni Caproni ideò la formula, del tutto innovativa, del plurimotore che avrebbe trasportato un carico di bombe su un obiettivo nemico,
mentre il comandante del Battaglione Aviatori, capitano Giulio Douhet, intravvide nella creatura di Caproni il mezzo ideale per concretizzare una sua concezione, ancora embrionale, sull’impiego del potere
aereo ed ebbe, al di là delle percezioni teoriche, anche il merito di aver intuito subito l’enorme potenzialità insita nel mezzo e quindi favorito la produzione in serie, contro l’ostilità e l’insipienza dei più.
I CAPRONI NELLA GRANDE GUERRA 2^ RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 92 2001
Lo sviluppo e l'attività dei grandi trimotori concepiti dal pioniere trentino, rivelatisi, oltre che i primi, i più affidabili bombardieri dell'epoca. All’inizio del 1917 alla 11^ Squadriglia vennero consegnati
due trimotori della versione Ca.2 e dall’estate successiva ebbe in dotazione i Ca.3. Nello stesso periodo, dislocato alla Comina e operante al comando del maggiore Luigino Falchi, il IV Gruppo aveva assunto una
eccessiva consistenza annoverando un organico di ben 10 squadriglie. Costituitasi la 15^ il 10 aprile del 1917, si rese indispensabile una scissione. Venne così creato l’XI Gruppo, affidato al maggiore Piero Oppizzi,
con sede ad Aviano e un organico formato dalle squadriglie 2^, 3^, 4^, 6^, 7^ e 15^. Il IV Gruppo, con sede di comando alla Comina, aveva sullo stesso campo la 1^, l’8^ e la 13^; mentre
la 10^ e la 14^ erano decentrate a Campoformido.
RICORDI DI UN PIONIERE DEL VOLO RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 27 1995
Lo sviluppo e l'attività dei grandi trimotori concepiti dal pioniere trentino, rivelatisi, oltre che i primi, i più affidabili bombardieri dell'epoca. All’inizio del 1917 alla 11^ Squadriglia vennero consegnati
due trimotori della versione Ca.2 e dall’estate successiva ebbe in dotazione i Ca.3. Nello stesso periodo, dislocato alla Comina e operante al comando del maggiore Luigino Falchi, il IV Gruppo aveva assunto una
eccessiva consistenza annoverando un organico di ben 10 squadriglie. Costituitasi la 15^ il 10 aprile del 1917, si rese indispensabile una scissione. Venne così creato l’XI Gruppo, affidato al maggiore Piero Oppizzi,
con sede ad Aviano e un organico formato dalle squadriglie 2^, 3^, 4^, 6^, 7^ e 15^. Il IV Gruppo, con sede di comando alla Comina, aveva sullo stesso campo la 1^, l’8^ e la 13^; mentre
la 10^ e la 14^ erano decentrate a Campoformido.
GIUGNO 1918: LA CONQUISTA DELLA SUPREMAZIA AEREA RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 93 2001
Gli aviatori austriaci definirono “le settimane nere” i giorni della loro ultima offensiva sul Piave. E’ ormai universalmente noto che sul campo di battaglia è necessario conseguire il dominio dell’aria per raggiungere
la vittoria. Una volta neutralizzata l’aviazione avversaria, una delle parti potrà gestire al meglio le risorse impiegando la propria forza aerea per colpire il nemico a terra, sicura di poterne osservare le mosse
e preparare le contromisure opportune, mentre questi ne subisce l’azione
MALCONTENTA 1917-1918 RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 104 2002
La storia dimenticata di un aeroporto della Grande Guerra. Anche nella pur breve storia dell’aviazione italiana vi sono avvenimenti poco conosciuti o dei quali si è ormai persa quasi del tutto la memoria.
E’ questo il caso dell’aeroporto veneziano di Malcontenta, “riscoperto” solo di recente mentre negli archivi dell’Ufficio Storico dell’Esercito si cercavano notizie su di una “striscia d’atterraggio
ivi esistente negli anni Sessanta e all’epoca utilizzata dai piccoli monomotori da ricognizione di cui ancora dispone il Corpo dei Lagunari
I DIRIGIBILI MILITARI RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 108 2002
Lo sviluppo e la storia del “più leggero dell’aria” in Italia dal 1905. Era il tardo Settecento, e le prime mongolfiere s’erano appena alzate da terra, che già si pensava a come sottrarle alla balìa del vento,
dotandole di mezzi per il governo e la propulsione. Tuttavia i velleitari e spesso fantasiosi tentativi praticati in tal senso: remi palmati o eliche mosse a forza di braccia dalla navicella,
oppure spinte generati da getti di vapore o dalla combustione di piccoli razzi, e così via, a nulla potevano ovviamente approdare; finché – ma ormai il Ventesimo secolo era alle porte – non venne
il momento del motore a scoppio, con cui azionare l’elica ed acquistare così quel tanto di velocità utile per far sentire l’effetto del timone.
BARACCA – DE BANFIELD RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 111 2002
Il presunto duello aereo del 1° gennaio 1917 fra i due assi alla luce delle ricerche condotte sulle fonti archivistiche italiane e austriache. Le memorie e i racconti dei protagonisti della prima guerra mondiale,
e non solo di quella, sono generalmente molto avvincenti. Deve però essere considerato come questi siano sovente molto distanti dagli eventi realmente accaduti, spesso ricostruiti a distanza di decenni sul filo
della memoria o sulla scorta di pochi documenti. Accade poi che la celebrità e la statura del narratore quasi si trasformino in una sorta di autorevolezza.
IDROCACCIA A VENEZIA RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 148 2006
L’attività del Gruppo Idrocaccia di base all’isola di S. Andrea durante l’ultimo anno della Grande Guerra. Venezia, principale base navale italiana nell’Alto Adriatico,
era stata dolorosamente colpita dall’aviazione avversaria fin dai primi giorni del conflitto con una serie di attacchi che, sebbene mirati alle numerose installazioni militari,
non avevano mancato di colpire l’abitato della città lagunare, mietendo vittime tra i civili, danneggiando opere d’arte ed offrendo buoni spunti alla propaganda di guerra. Ovvio
che lo Stato Maggiore della Regia Marina decidesse di costruirvi specifiche unità dotate di idrovolanti Macchi M5.
GLI AEROSTIERI ITALIANI NELLA GRANDE GUERRA RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 156 2006
Allo scoppio della prima guerra mondiale la specialità Aerostieri dell’arma del Genio aveva alle spalle un trentennio di attività che ne aveva visto la partecipazione non solo alle grandi manovre annuali,
ma anche a due campagne coloniali, in Eritrea, nel 1888, ed in Libia, tra il 1911 e 1912. Accantonati da un decennio i palloni frenati di tipo sferico, il materiale in dotazione era il “pallone-drago”,
o drachen-ballon, più stabile e quindi più adatto per quei compiti di sorveglianza del campo di battaglia e di osservazione del tiro dell’artiglieria che erano la ragion d’essere della specialità.
BARACCA NEL CIELO DI LUGO RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 139 2005
Una visita in volo del futuro Asso alla sua città natale nel 1913. Quello di giungere in volo nel cielo della sua città, Lugo di Romagna, e di atterrare per mostrare a genitori e concittadini la sua macchina volante,
è per Francesco Baracca un progetto coltivato fin dai primi passi nel mondo dell’aviazione. Ne parla spesso nella fittissima corrispondenza che intrattiene con la madre, la contessa Paolina Biancoli,
ed è proprio a quelle lettere che, per descriverne l’attaccamento per la famiglia e la terra natale, attingono le biografie e la cospicua letteratura d’anteguerra sull’asso lughese, dilungandosi
spesso in una prosa retorica e in divagazioni fantasiose.
LA 39^ SQUADRIGLIA “LINCI” RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 184 2009
La storia di un reparto di grande prestigio dell’aviazione italiana. In ogni forza armata esistono unità che vantano un particolare prestigio per le gesta degli uomini
che ne fecero parte. Nell’ambito aeronautico ciò è quasi sempre appannaggio d i specialità come la caccia, l’attacco o il bombardamento. E’ dunque assai raro che
una simile reputazione sia stata conquistata da un reparto da ricognizione, le cui mansioni sembrerebbero rivestire un’importanza secondaria nel contesto generale
delle operazioni aeree. In realtà, nell’aviazione italiana molte squadriglie di questa specialità furono invece chiamate a svolgere ruoli di ben altro tipo come i
rischiosi voli per dirigere il tiro delle artiglierie, come avvenne nella Grande Guerra, o addirittura interventi a bassa quota sulla linea del fuoco, come avvenne
in ambedue i conflitti, che si aggiunsero alle pericolose ricognizioni strategiche in profondità nel territorio nemico; missioni quindi ad altissimo rischio.
L’IDROAVIAZONE ITALIANA NELLA GRANDE GUERRA RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 198 2010
Il ruolo delle Forze aeree della Regia Marina nel primo conflitto mondiale. All’inizio della guerra europea, il 28 luglio 1914, l’organizzazione del Servizio aeronautico della R. Marina poteva contare
su due aeroscali per dirigibili (Ferrara e Jesi) più uno in costruzione (Pontedera) e due basi (Venezia e La Spezia) che ospitavano 14 idrovolanti di vario tipo non idonei all’impiego bellico. Risultò subito evidente
che il versante adriatico, sul quale si affacciava il potenziale avversario, andava rafforzato con la massima urgenza. Mentre il Ministero della Guerra metteva a disposizione l’aeroscalo di Campalto,
le poche forze aeree disponibili, chiusa la base della Spezia, vennero fatte confluire su Venezia e sulle stazioni idrovolanti di Porto Corsini, Pesaro e Brindisi.
CIELI DEL MONTELLO, 19 GIUGNO 1918 RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 202 2010
Le vicende dell’abbattimento di Francesco Baracca alla luce degli ultimi studi sui documenti austriaci ed italiani. Francesco Baracca, il maggiore asso della caccia italiana
del primo conflitto mondiale, morì come è noto il 19 giugno 1918 sul Montello, mentre era impegnato in una missione di attacco al suolo in supporto delle azioni di contrasto
italiano all’ultima, disperata offensiva austro -ungarica di quel conflitto. Della sua morte e delle circostanze in cui avvenne si cominciò a parlare già nei giorni successivi,
quando i resti bruciati del suo SPAD ancora fumavano in quella valletta affacciata su Nervesa. Gli austriaci ne rivendicavano l’abbattimento da parte dell’equipaggio del Flik 28,
composto dal pilota Zugfuhrer Max Kauer e dall’osservatore Oberleutnant Arnold Barwig, mentre con altrettanta forza gli italiani negavano questa possibilità, attribuendo
la pallottola di un ignoto fante, in una diatriba che vedeva mescolarsi una conoscenza necessariamente limitata dei fatti e gli orgogli nazionali.
Frutto di una riuscita operazione di “intelligence questo velivolo fu introdotto nel nostro schieramento nel 1915 e costituì un notevole salto qualitativo sotto l’aspetto tecnologico.
Nel dopoguerra fu l’aereo da addestramento più diffuso in Italia. Per quanto possa sembrare strano, durante la Grande Guerra dell’aeronautica italiana fecero parte,
per ragioni diverse, alcuni aeroplani appartenenti alle Forze austro-ungariche o germaniche. Tra questi l’Aviatik B I, moderno biplano di concezione e provenienza tedesca,
prodotto in grande serie dalla nostra industria dopo che un esemplare nemico, colpito dal fuoco contraerei, era stato costretto ad atterrare pressoché intatto.
RICORDI DI UN PIONIERE DEL VOLO RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 185 2009
Le avventure e la vita quotidiana di un pilota di Farman nel 1912. Ho ritrovato l’ingegner Ado Bonuti solo recentemente: lo avevo conosciuto negli anni Sessanta, grande protagonista nel dopoguerra
della rinascita della SIAI Marchetti (di cui era allora direttore generale), quando la gloriosa azienda aveva messo in grande produzione di serie una interessante gamma di velivoli leggeri.
Bonuti era stato pilota da caccia nella seconda guerra mondiale, ma non sapevo che suo padre fosse stato addirittura un pioniere del volo: Roberto Bonuti, classe 1882, brevettato il 31 maggio 1912,
era iscritto al n. 88 dei piloti aviatori italiani.
L’IDROAVIAZONE ITALIANA NELLA GRANDE GUERRA RIVISTA DI STORIA MILITARE N. 199 2010
Il fallimento del Bresciani e l’inutile attesa del bombardiere pesante. Il 18 maggio 1914 il comandante Fausto Gambardella, in missione di servizio per conto del Ministero della Marina,
si incontrò con il progettista Gianni Caproni per raccogliere informazioni sul “300 hp” in corso di allestimento. E’ questa la prima notizia relativa al precoce interessamento della R. Marina
per il trimotore bombardiere il cui prototipo non avrebbe volato che nel tardo autunno. Mentre in seno all’Esercito i sostenitori del dirigibile tentavano di boicottare eventuali decisioni
favorevoli al 300 hp, di cui la ristretta mentalità dei comandi non percepiva la vocazione strategica, la Marina ne apprezzò subito la natura offensiva che lo rendeva idoneo a realizzare il concetto di “proiezione di potenza”.