Il Fronte del Cielo - Uomini - 10.1 - Aviatori
Il numero degli aviatori italiani della Grande Guerra è sconosciuto, tanto per il totale quanto per le sue ripartizioni tra ruoli e specialità, ma può essere stimato in circa 15.000 unità. Il numero, pur imponente, rappresentava solo una parte dei 50.000 uomini di tutti i ruoli stimati necessari dal commissario Eugenio Chiesa per l’ambizioso programma aeronautico varato nel novembre 1917. A titolo di confronto, fino all’agosto 1914 si erano avuti in Italia 310 brevetti, dei quali 67 (21,6%) conseguiti all’estero e poi convalidati in Italia. È indiscusso che i piloti – e probabilmente gli equipaggi di volo in genere - furono sempre tutti volontari, con motivazioni che comprendevano la passione per il volo, le migliori condizioni ambientali e di vita (compreso il “soprassoldo”, equivalente all’attuale indennità di volo), la possibilità di concorrere ai premi in denaro per l’abbattimento di velivoli nemici e a lucrosi impieghi quali collaudatori presso la Direzione Tecnica dell’Aviazione Militare o le ditte costruttrici. Restavano comunque timori, sia familiari sia personali, tanto che ancora nel 1917 la Marina richiedeva ai candidati esplicito impegno «a prendere parte ai voli con idrovolanti». La selezione attitudinale psico-fisica, inizialmente piuttosto semplificata («Salute, vista, udito ottimo, peso non superiore a kg. 75» furono i criteri segnalati nel 1916 dalle autorità sanitarie militari al fisiologo Amedeo Herlitzka nell’incaricarlo di selezionare un gruppo di bersaglieri già al fronte ai fini del pilotaggio, così come nel 1917 la Marina chiedeva «buona costituzione fisica e vista normale») fu via via affinata con l’introduzione di criteri psicologici (da parte di padre Agostino Gemelli, nel 1916) e quindi con la creazione di ambulatori per le visite mediche di idoneità al pilotaggio (Roma e Torino, nell’estate 1917; Napoli, gennaio 1918), nei quali furono introdotte macchine per valutare il senso dell’equilibrio e della posizione degli aspiranti piloti. Sul tasso di selezione sono disponibili solo dati frammentari, che indicano un tasso di selezione di circa il 30% in sede medica (nel gennaio 1918), al quale si aggiungeva in quella addestrativa uno scarto dal 20-25% (secondo le previsioni del 1916-17) a oltre il 40% (secondo i risultati effettivi del 1918). Sempre nel 1918, oltre due terzi degli allievi selezionati non conseguirono il brevetto di primo grado, un quinto non conseguì il secondo e un ventesimo non superò le scuole di specialità. Il tasso di selezione variava molto tra le specialità: la percentuale di completamento dell’iter era del 18,1% per la ricognizione, del 16% per il bombardamento e di appena il 9,5% per la caccia, che evidentemente richiedeva già allora particolari abilità. Il possesso dei requisiti fisici, per quanto labili e indefiniti, schiudeva le porte del pilotaggio indistintamente a ufficiali (che rappresentavano oltre il 40% della categoria, con titolo di studio minimo di licenza ginnasiale o tecnica, ma che per la rapida espansione erano in gran parte subalterni e di complemento), sottufficiali (circa il 28% dei piloti ai reparti) e truppa (circa il 30% ai reparti).
I piloti di truppa indicano, tra l’altro, che le crescenti esigenze schiudevano il pilotaggio a classi sociali che in tempo di pace ne sarebbero state escluse, innanzi tutto per motivi di costo.
Per quanto riguarda gli altri ruoli, quello di osservatore era riservato agli ufficiali e quello di mitragliere spettava per oltre il 90% alla truppa. In termini sociali e geografici, i dati sembrano rispecchiare la struttura
della società italiana in termini di distribuzione del benessere e di istruzione. Nel 1918 oltre metà degli allievi ufficiali piloti proveniva da cinque regioni (Lombardia, Campania, Toscana, Lazio e Piemonte e l’1,5%
dall’emigrazione italiana. Nella primavera 1917 la Marina permetteva l’accesso al pilotaggio sia agli ufficiali inferiori di qualsiasi corpo, ai sottufficiali e ai “comuni” (soldati), con esclusione di quelli appartenenti
alle categorie più specializzate nelle quali vi era carenza di organici. (Per gentile concessione del Dott. Gregory Alegi). In queste pagine web sono catalogati 2099 naviganti (piloti, osservatori, mitraglieri, motoristi, dirigibilisti). Possimao tentare
delle osservazioni statistiche sulla distribuzione geografica e il contributo delle singole regioni. Prendiamo come riferimento il censimento della popolazione italiana del 1911. Per semplicità assumiamo l'ordinamento regionale
attuale senza cioè tener conto delle variazioni intervenute (che riguardano principalmente provincie di Frosinone, Caserta, Rieti, L'Aquila, Perugia). Al totale dei naviganti censiti sottraiamo quelli provenienti dall'estero e i trentini
(44 + 2). Prendiamo come punto di partenza 2053 naviganti.
Su 3709 aviatori censiti si contano 2433 piloti, 990 osservatori e 286 mitraglieri e se in carlinga si riproduce la gerarchia sociale contemporanea perché gli osservatori sono esclusivamente ufficiali mentre i mitraglieri provengono quasi tutti dalla truppa e dai sottufficiali, l’armonia del microcosmo è rotta dai piloti di cui circa il 30 percento proviene dalla truppa. E’ il caso del giovane contadino protagonista di un esempio fondamentale citato nel lavoro: Giuseppe Massaferro, classe 1893, originario della Liguria di ponente. Nonostante sia il primogenito di 21 figli non viene dispensato dal servizio militare e il 14 ottobre 1913 viene arruolato nella Regia Marina. Giuseppe sa leggere e scrivere, requisito indispensabile per il passaggio in aviazione. E dunque il contadino marinaio richiamato potrà inaspettatamente volare, ottenendo il brevetto di pilota il 15 giugno 1918. Quella di Massaferro è una parabola, di uno proveniente dai ruoli più umili che durante la Grande Guerra forma, come tanti altri, gli equipaggi degli aeroplani militari. Ecco una persona, che nella Grande Guerra attraversa il momento più alto della propria vita. Terminato il conflitto tornerà ai suoi campi e gli apparecchi li vedrà solo alzando lo sguardo verso il cielo. Un libro pieno di esempi, dati e statistiche. E proprio un po’ di numeri possiamo aggiungere per comprendere meglio il fenomeno. Partiamo dai 2036 aviatori riconosciuti
in questo sito "Il Fronte del Cielo", ad ognuno dei quali è assegnata una identità regionale. Rispetto ai numeri di Caffarena, tratti dall’elenco degli aviatori riportati nel libro di Varriale e Gentilli, I Reparti dell’aviazione italiana nella Grande Guerra, le percentuali sono confrontabili:
|
Totale 3709 |
Perc. Caffarena |
Totale 1896 |
Perc. Fronte del Cielo |
Piloti |
2433 |
65,59 |
1243 |
65,59 |
Osservatori |
990 |
26,69 |
525 |
27,69 |
mitraglieri |
286 |
7,71 |
130 |
6,86 |
REGIONE |
ABITANTI CENSIMENTO 1911 |
% |
ATTESI |
EFFETTIVI |
DIFF |
% |
LOMBARDIA |
4.889.178 |
13,64 |
278 |
364 |
86 |
30,93 |
SICILIA |
3.811.755 |
10,63 |
216 |
87 |
129- |
148,27 |
PIEMONTE |
3.413.837 |
9,52 |
194 |
322 |
128 |
65,98 |
CAMPANIA |
3.101.593 |
8,66 |
176 |
128 |
48- |
27,27 |
VENETO |
3.009.050 |
8,4 |
171 |
181 |
10 |
5,85 |
EMILIA |
2.837.715 |
7,92 |
161 |
176 |
15 |
9,31 |
TOSCANA |
2.669.637 |
7,45 |
152 |
181 |
29 |
19,01 |
PUGLIA |
2.195.285 |
6,12 |
126 |
48 |
78- |
61,9 |
LAZIO |
1.770.869 |
4,95 |
101 |
158 |
57 |
56,43 |
CALABRIA |
1.525.745 |
4,26 |
87 |
27 |
60- |
69,97 |
LIGURIA |
1.207.095 |
3,37 |
69 |
105 |
36 |
52,17 |
MARCHE |
1.120.264 |
3,13 |
64 |
91 |
27 |
42,19 |
ABBRUZZO |
1.116.497 |
3,11 |
63 |
30 |
33- |
52,38 |
SARDEGNA |
868.181 |
2,42 |
49 |
35 |
14- |
28,57 |
FRIULI |
727.729 |
2,03 |
41 |
40 |
1- |
2,44 |
UMBRIA |
613.695 |
1,71 |
35 |
43 |
8 |
22,86 |
BASILICATA |
485.911 |
1,36 |
28 |
9 |
19- |
67,86 |
MOLISE |
396.070 |
1,11 |
22 |
8 |
14- |
63,64 |
AOSTA |
81.457 |
0,23 |
5 |
3 |
2- |
40 |
35.841.563 |
100,02 |
2038 |
2036 |
2- |
La regione che ha più contribuito in termini assoluti è la Lombardia con 364, ma il Piemonte ha dato il 65,98 percento in più di quanto aspettato. Per tale aspetto notevole anche il dato del Lazio e della Liguria che, in termini percentuali, hanno fornito un incremento, rispetto alle aspettative, rispettivamente del 56,43 e del 52,17. Da sottolineare che quattro regioni, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto, oppure l’Emilia Romagna, hanno fornito oltre il 50% di aviatori. Nel data base regionale del Fronte del Cielo ci sono circa 3000 aviatori. Dunque ritorneremo in futuro per commenti più completi.
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