Il Fronte del Cielo - La Caccia - 6.8 - La 91^ Squadriglia Caccia
La squadriglia viene formata il 1 maggio 1917 sul campo di Santa Caterina di Udine con i migliori piloti della 70^ Squadriglia e inquadrata nel X Gruppo. Agli ordini del capitano Guido Tacchini, sono il capitano Francesco Baracca, il tenente Fulco Ruffo di Calabria, il tenente Ferruccio Ranza, il sottotenente Luigi Olivari ed il sergente Goffredo Gorini. Anche gli aerei sono tratti dalla 70^, e la squadriglia, articolata su due sezioni, dispone di quattro SPAD, e di tre Nieuport 17. Il reparto sceglie come propria insegna un grifone, invece Baracca, in omaggio al reggimento da cui proviene, il Piemonte Reale Cavalleria, fa dipingere un cavallino nero sul suo aereo, probabilmente il Nieuport 2614. Già il 1 maggio Baracca decolla dal campo per intercettare un aereo austriaco segnalatogli in volo da Cervignano verso Codroipo. Lo vede verso Gonars e fa quota mentre il nemico si allontana in direzione di Monfalcone. L’austriaco vede il cacciatore italiano e si ferma ad aspettarlo nel cielo di Punta Sdobba a 4500 metri di quota. Attorno alle 10 del mattino Baracca attacca il biposto e, dopo un serrato combattimento che ha portato i duellanti sopra Monfalcone, l’austriaco si sottrae allo scontro planando verso Nabresina con l’osservatore, forse colpito, che non risponde più al fuoco. Sull’aereo di Baracca, al ritorno, vengono trovate tre pallottole nell’ala destra e nei timoni. Il 7 maggio viene distaccata una sezione ad Aiello, aggregata alla 77^, composta da Olivari, Gorini e Ranza, al comando di quest’ultimo, in occasione della decima battaglia dell’Isonzo. Nel mese di maggio la squadriglia riceve altri dieci SPAD, alcuni dei quali già in carico alla 70^. Tra gli aerei presi in carico vi è anche l’esemplare 4702, che diventa la montatura di Baracca. L’istallazione della macchina fotografica sugli SPAD permette in questo mese anche l’esecuzione di missioni di ricognizione. Alle 10 del mattino del 10 maggio Baracca avvista nelle vicinanze di Gorizia due monoposto austriaci. Riesce ad avvicinarsi in coda non visto e con una lunga raffica abbatte il KD 28.17 nei pressi di Vertoiba. Nel combattimento con l’altro caccia lo SPAD riceve una pallottola nei timoni. E’ la nona vittoria ufficiale dell’asso italiano. Il giorno dopo, 11 maggio, arriva in squadriglia il tenente Giovanni Sabelli, proveniente dalla 71^, soprannominato “il bulgaro” per aver combattuto in quella aviazione nella guerra contro i turchi nel 1912. Alle 18.50 del 14 maggio il maggiore Pier Ruggero Piccio attacca su Plava un biposto, ma deve abbandonare il combattimento quasi subito per l’inceppamento dell’arma. Dopo qualche minuto avverte delle vibrazioni anomale al motore e contemporaneamente delle scintille cominciano a fioccare nell’abitacolo. Piccio toglie immediatamente il contatto ed arriva planando a Bolzano. A terra si accorge che una pallottola incendiaria austriaca ha colpito l’elica dell’aereo e quasi completamente carbonizzato il mozzo. La mattina del 20 maggio Baracca è in volo sul Monte Santo, dove più violenta si accende la lotta nel corso della decima offensiva dell’Isonzo, ed avvista un ricognitore a 2200 metri di quota. I caccia italiani cominciano adesso ad utilizzare pallottole incendiarie, ed i colpi dell’asso italiano incendiano il serbatoio di carburante dell’austriaco, che ardendo come una torcia precipita a pochi metri dalle trincee italiane a Quota 363 Est di Plava. Anche Ruffo ha un duro combattimento e torna alla base con l’aereo così danneggiato da essere dichiarato fuori uso. Anche il 30 il suo SPAD rientra con i segni del fuoco nemico. Il 3 giugno Ranza ottiene la sua quinta vittoria confermata su Armentera e si laurea asso. A l 1 luglio la 91^ Squadriglia dispone sul campo trevigiano di 7 aerei ed 11 piloti, due altri aerei sono ad Udine a disposizione di Piccio e Tacchini ed un altro ancora è sempre ad Udine di riserva. L’unità rimane ad Istrana fino al 2 luglio, quando rientra a Santa Caterina, rivendicando 13 vittorie aeree in 100 missioni. A rinforzare il reparto sono intanto giunti il tenente Franco di Rudinì, il tenente Giuliano Pessi ed il sottotenente Enrico Ferreri. Pessi è, come irredento, formalmente un suddito austriaco, così muta il suo nome in Parvis sperando che ciò basti ad evitargli l’impiccagione in caso di cattura. Il 7 luglio, per un banale incidente durante il rifornimento del carburante, va distrutto l’aereo personale di Baracca, lo SPAD 4702. L’8 luglio la squadriglia passa alle dipendenze del Comando Aeronautico della III Armata. Il 31 luglio Baracca attacca di prima mattina il Br. C.1 69.93 nella zona di Oslavia e, dopo averlo incendiato, il pilota italiano vede con raccapriccio l’osservatore gettarsi nel vuoto per sfuggire alle fiamme. Se Baracca coglie un successo dietro l’altro, gli altri piloti della squadriglia non sono da meno. Il 2 agosto Piccio decolla su allarme per intercettare un nemico segnalato verso il Monte Corada. Seguendo gli scoppi dell’antiaerea si dirige verso Tolmino e vede un ricognitore austriaco che attacca nascondendosi nel sole e sparando praticamente a bruciapelo. Per non investirlo deve dare un violento colpo di pedaliera e perde di vista l’austriaco sotto le proprie ali. Quando si rimette in linea di volo e si trova un altro Brandenburg, il cacciatore italiano pensa sia lo stesso di prima, sfuggito ai suoi colpi e con un’ulteriore raffica lo manda a fracassarsi in fiamme nei pressi delle caserme di Tolmino. Solo a terra saprà dai complimenti dei colleghi, avvertiti da un fonogramma, di aver abbattuto due diversi aerei a pochi istanti uno dall’altro. Sabelli rivendica il leader di una pattuglia austriaca la sera del 10 agosto. L’austriaco, che ha per riconoscimento dei lunghi nastri fissati ai montanti, precipita lasciandosi dietro un denso pennecchio di fumo nero nel settore dello Stol osservato dalle vedette italiane. Lo SPAD del “Bulgaro” rientra alla base con tre pallottole a bordo. Dalla metà di agosto si sviluppa la gigantesca undicesima offensiva dell’Isonzo, cui la squadriglia partecipa con scorta ai Caproni che vanno a battere le retrovie austriache. Il 20 agosto il tenente Guido Taramelli, capoequipaggio del Ca.2386 della 1^ Squadriglia inviato a bombardare la zona di Visaglie, è talmente soddisfatto della scorta prestatagli dallo “SPAD mezzaluna nera”, cioè Parvis, da menzionarlo nel rapporto sulla missione. Egualmente il 26 viene lodato da Pagliano e Gori, che avevano a bordo anche D'Annunzio, il servizio dello “SPAD con la scala” durante il bombardamento di Lokva. La “scala” è in questo periodo il distintivo personale di Sabelli, dopo la cui morte verrà adottato dal tenente Ferruccio Ranza.
L’attività e l’impegno della squadriglia in questi mesi sono chiaramente rilevabili dalle vittorie rivendicate, 7 in luglio e 5 in agosto. Alla fine di agosto giungono al reparto due SVA per una valutazione operativa da parte di quello che è il reparto di punta dell’intera aviazione italiana. I cacciatori della 91^, pur rilevando le ottime doti di velocità ed autonomia dell’aereo, esprimono dubbi sulle sue possibilità di caccia in quanto non troppo maneggevole e con le armi poco accessibili in volo per rimediare all’inceppamento. Al 1 settembre il reparto dispone sul campo di Santa Caterina di 17 SPAD, 2 SVA, 1 Nieuport da 80 hp, e l’”Albatros” di Baracca. Il 29 settembre Sabelli e Parvis, amici in terra come compagni in volo, abbattono un biposto austriaco sulle rive del Laghetto di Pietra Rossa. Gli aviatori a bordo del Br. C.1 329.16, sergente pilota Kreidl ed osservatore sottotenente Erich Von Lurzer, rimangono uccisi nel combattimento e vengono sepolti a Monfalcone con tutti gli onori militari. Anche della loro sorte viene data notizia agli austriaci con un biglietto lanciato entro le loro linee. Il pomeriggio del 3 ottobre Piccio attacca risolutamente un ricognitore austriaco nel cielo di Breg, costringendolo a prendere terra entro le linee italiane. Il 13 ottobre Ranza ed Luigi Olivari partono per scortare un Pomilio che deve eseguire delle fotografie nel tratto Lubiana-Kraninburg, ma Olivari “in condizioni d’animo eccitate e nervose, in partenza cabrando spaventosamente il suo SPAD, scivola d’ala da 100 metri e muore”, come recita tristemente il Diario Storico dell’unità. Più avanti annota l’anonimo estensore del documento: “si trovava alla vigilia della messa a punto dell’apparecchio da caccia ideato da lui e nominato Balilla. Aveva abbattuto 12 apparecchi”. Nel combattimento del 21, in cui Baracca rivendica una doppietta nella zona del Monte Nero, l’asso italiano già monta il nuovo SPAD XIII col motore da 200 hp e l’armamento portato a due mitragliatrici. Sembra però che il cacciatore romagnolo non si curasse di quest’ultimo particolare, “provvedi di essere un buon cacciatore”, diceva, “ed una sola mitragliatrice basta”. Il 24 ottobre la linea italiana si schianta a Caporetto e con un tempo pessimo le squadriglie si gettano nella mischia senza risparmio. Il 25 ottobre l’unità compie 17 voli di caccia ma perde in combattimento due piloti. Il primo è Sabelli, che alle 9.30 attacca con Piccio un ricognitore sulla Bainsizza. Piccio ha l’arma inceppata e cede il posto al “Bulgaro”, ma nulla può fare in aiuto al compagno quando questi non si avvede di una pattuglia di caccia che gli si mette in coda. Lo SPAD di Sabelli precipita entro le linee austriache. Nel pomeriggio viene abbattuto in fiamme Ferreri a sud di Tolmino. Fra le vittorie rivendicate dai piloti della squadriglia in quel fosco giorno, vi è una tripletta di Ruffo, nei dintorni di Tolmino, e la ottava di Ranza, sempre nella stessa zona. Il 26 ottobre, mentre parte del materiale comincia ad essere inviato indietro, continuano i voli della squadriglia. Baracca, che il giorno precedente aveva rivendicato un Albatros sul San Marco in collaborazione con Piccio, attacca con Parvis un Aviatik a nord di Cividale e lo vede precipitare nei pressi di S. Lucia di Tolmino. Sempre nella stessa zona mezz’ora più tardi, Baracca ingaggia combattimento con un altro Aviatik. Dopo un lungo e difficile scontro, il tedesco precipita in fiamme al di qua del Matajur. Anche l’aereo di Baracca porta però i segni del fuoco nemico, e con serbatoio squarciato da una pallottola, per fortuna non incendiaria, deve prendere terra per esaurimento carburante lungo le rive del Natisone. L’aereo viene recuperato nel pomeriggio, mentre l’asso italiano, arrivato a piedi a Cividale, da lì assiste alla seconda vittoria del capitano Bortolo Costantini. Sempre il 26 ottobre è danneggiato lo SPAD XIII dell’aspirante Antonio Pagliari, anche se la discordanza delle fonti non permette di stabilire se in combattimento o per guasto al motore. Il pomeriggio del 27 arriva l’ordine di abbandonare il campo ed i piloti decollano nella densa foschia per mettere la prua ad occidente. A Santa Caterina si lasciano indietro Baracca, che deve provvedere alla distruzione delle istallazioni e degli aerei inefficienti al volo. Baracca rimane fino all’ultimo sul campo, indeciso se raggiungere gli altri od unirsi ad uno squadrone del Genova Cavalleria e caricare gli austriaci al fianco dei dragoni. Il 28, dopo aver appiccato il fuoco ad otto SPAD XIII, due SVA e all’”Albatros”, Baracca decolla con suo aereo e raggiunge la squadriglia alla Comina sotto una pioggia scrosciante.
Il 31 ottobre il reparto si porta ad Arcade per poi andare a Padova il giorno successivo, 1° novembre. Il due novembre tiene fede alla sua triste fama con la morte del sergente Fermo Macchi, da appena cinque giorni al reparto. Il suo aereo cade in vite durante un volo di prova e si infrange al suolo. Il 5 vengono scortati i Caproni che battono le retrovie nemiche ora appena oltre il Piave. Il 7 novembre Baracca e Parvis abbattono un biposto austriaco nei pressi di Orsago, a poca distanza dalle avanguardie imperiali. Malgrado ciò i due piloti non sfuggono alla tentazione di raggiungere il relitto in auto per asportarne timoni, croci e mitragliatrici. Al 10 novembre nuovi SPAD sono giunti a sostituire quelli perduti durante il ripiegamento e la squadriglia allinea sul campo di Padova 16 caccia. Al comando del maggiore Baracca sono Costantini, Pagliari, Parvis, Ranza, Ruffo, tenente Gastone Novelli, tenente Guido Keller, sottotenente Giovanni Bozzetto, aspirante Amleto Degli Esposti, sergente Carlo Caselli, sergente Cesare Magistrini, sergente Montù e sergente Edoardo Olivero. Il 15 novembre Baracca ha la sua 28^ vittoria durante una crociera sull’alto Piave. Dopo un breve e violento combattimento il biposto tedesco precipita in fiamme nei pressi del campo di Istrana. Anche questa volta l’equipaggio si getta nel vuoto per non bruciare vivo. Sul corpo di uno, che Baracca trova “di aspetto molto distinto”, il pilota romagnolo rinviene un astuccio di pelle nera con l’immagine di una donna. Alla metà di novembre i piloti della squadriglia cominciano a volare in pattuglie di anche 5 aerei, divisi in due gruppi, pronti a darsi reciproco appoggio. E’ un primo, embrionale tentativo di creare una formazione tattica che possa interagire in volo contro un nemico che si è fatto più accorto ed aggressivo per il sostanziale apporto degli esperti piloti tedeschi.. In questi giorni la 91^ Squadriglia si presta anche a scortare ricognitori oltre e linee impegnandosi in violenti scontri con l’aviazione nemica. Una delle giornate più intense è quella del 23 novembre, con una serie di scontri in cui i cacciatori del Grifone non sempre hanno la meglio o tornano con gli aerei illesi, seppur altre vittorie si aggiungano alla lunga lista della squadriglia. Piccio attacca sul Montello un ricognitore, ma è messo a malpartito dal caccia di scorta ed è costretto ad atterrare a Istrana. Parvis e Keller abbattono un ricognitore nella zona del Grappa, ma hanno i loro aerei danneggiati durante un successivo scontro con un caccia e tornano alla base con gli aerei colpiti in più punti. Meglio d tutti va a Baracca e Novelli, che , dopo un serrato combattimento sulla linea del fronte con un Albatros D.III, vedono il nemico cappottare atterando in emergenza proprio sulla riva del Piave. Il pilota, di cui Baracca nota una sciparpa scura al collo, esce dall’aereo, lo incendia e fugge verso le vicine trincee austriache. Probabilmente il pilota, che è il tedesco Karl Uberschar, della Jasta 39, perde la vita nel tentativo di attraversarle, giacchè quel giorno se ne lamenta la morte. Se per il pilota romagnolo è la ventinovesima vittoria, per Novelli è la terza. Viene così vendicata la sorte di Clerici, De Lorenzi, Lanza di Trabia e Pisanello, uccisi in combattimento sul loro Caproni dal Vizefeldwebel appena il 1 novembre. Le azioni dei cacciatori non sono volte solo verso gli aerei austroungarici, ma anche contro i palloni d’osservazione da cui viene diretto il tiro dell’artiglieria sulle posizioni italiane. Il 30 novembre le pallottole incendiarie di Piccio fanno esplodere un Draken subito dopo che gli osservatori si erano lanciati col paracadute. La pressione austriaca si esercita ora maggiormente nel cruciale settore degli Altipiani ed il Comando Supremo sposta per due giorni, il 7 e l’8 dicembre, la squadriglia sul campo di Nove di Bassano per operare in tale settore. Alla fine di dicembre Baracca, esausto, parte per una meritatissima licenza e viene sostituito interinalmente da Costantini. Il 1917 si chiude in maniera involontariamente comica per la squadriglia. L’ultimo giorno dell’anno viene ordinata una ricognizione fotografica dei campi di Aviano e della Comina, ora in mano austriaca. L’importanza della missione è tale che Keller, incaricato di questa, viene scortato da Novelli, Ranza, Pagliari, Magistrini e Olivero. Con un tempo splendido la formazione italiana decolla ed esegue il suo compito assolutamente indisturbata. Potrebbe eseere una delle tante missioni perfettamente riuscite della squadriglia, se non fosse che qualcuno ha dimenticato di inserire le lastre nella macchina fotografica. Il 1 gennaio 1918 la missione viene ripetuta e questa volta tutto si svolge ordinatamente. La notte del 4 gennaio un attacco aereo austriaco mette fuori uso tre aerei e ne danneggia più lievemente altri. In gennaio Baracca riassume la guida dell’unità. Il mese successivo, febbraio, la squadriglia viene massicciamente riequipaggiata di SPAD XIII ricevendo anche un Nieuport 27 ed un Hanriot. Il 18 febbraio Magistrini difende un ricognitore dall’attacco di un caccia e rimane leggermente ferito dalle schegge di una pallottola esplosiva. La notte tra il 20 e il 2 febbraio un attacco aereo mette letteralmente in ginocchio la squadriglia, tanto che alla mattina nessun aereo è efficiente. Ben 13 SPAD, alcuni dei quali nuovissimi, sono distrutti o danneggiati in maniera tale che devono essere versati. In marzo, malgrado il brutto tempo, vengono ripetutamente scortati i Caproni nelle loro missioni di bombardamento. L’11 marzo la 91^ Squadriglia si sposta al campo di Quinto di Treviso. Visti i danni che poteva causare qualche colpo fortunato, il sergente Mario D’Urso, piccolo, taciturno, grande acrobata e soprattutto esperto di caccia notturna, viene appositamente trasferito all’unità dalla Sezione Difesa di Padova il 12 marzo. In maggio il reparto viene rinforzato di personale ed è composto da Baracca, Costantini, D’Urso, Keller, Magistrini, Novelli, Olivero, Piccio, Ranza, Ruffo, tenente Adriano Bacula, De Bernardi, sergente Gaetano Aliperta e sergente Guido Nardini. I nuovi arrivati sono tutti veterani con svariati abbattimenti ed alcuni di loro, come Bacula e De Bernardi, avranno modo di mostrare il loro valore nel dopoguerra collezionando record mondiali e vittorie alla Coppa Schneider. Dopo un digiuno di cinque mesi Baracca coglie il 3 maggio la sua trentunesima vittoria abbattendo un biposto sulle rive del Piave. La mattina del 17 maggio una pattuglia di tre aerei avvista nel cielo di S. Biagio un gruppo di aerei nemici. Un caccia si getta in picchiata per sfuggire ai colpi di Magistrini e Novelli, ma finisce nel mirino di Nardini, che lo incendia con una lunga raffica mandandolo a precipitare nei pressi di Pero. Alla fine del combattimento, cui hanno partecipato anche piloti di altri reparti, Nardini è costretto da un guasto al motore a scendere nei pressi del nemico abbattuto. Nel rogo dell’ Albatros D.III 153.221 perde la vita il Leutnant Franz Graser, asso della Flik 61/J con 18 vittorie. Baracca abbatte un altro aereo il 22 maggio e due nella stessa giornata del 15 giugno, ma sono le ultime vittorie del pilota italiano. Nella stessa data della doppietta, gli austriaci scatenano l’offensiva e tentano il forzamento del Piave, mentre la squadriglia viene assegnata alla Massa da Caccia. Baracca è insieme a tutti glia latri piloti, noti e meno noti, in prima linea, nel senso letterale del termine, a mitragliare e spezzonare le truppe austriache. La missione del 19 giugno sembra una delle tante, e Baracca parte per mitragliare il Montello, dove si è verificata la più pericolosa delle infiltrazioni, assieme al tenente Franco Osnago. La pattuglia si abbassa sull’obiettivo ed Osnago, quando riprende quota, non vede più il suo comandante. Ed invano viene atteso al campo. Osnago non aveva notato nessun aereo nemico, ne prima né dopo aver perduto di vista Baracca, così la causa del suo abbattimento viene correttamente individuata in un colpo proveniente da terra ed a questa fa riferimento un messaggio lanciato oltre le linee austriache per conoscere la sorte del massimo asso italiano. Il 21 giugno il comando dell’unità, che in luglio per decreto regio assumerà il nome di Squadriglia Baracca, viene preso da Ruffo. Il reparto aveva svolto nei mesi di maggio e giugno 500 missioni per 960 ore di volo rivendicando l’abbattimento di ben 14 velivoli nemici. Col cessare dell’emergenza e lo scioglimento della Massa da Caccia la squadriglia anziché tornare al X Gruppo, passa al IV, sempre rimanendo a Quinto di Treviso. Il 28 giugno, intanto, De Bernardi aveva portato in squadriglia il primo Balilla. Il caccia seguito in agosto da altri due, viene affidato ai piloti del reparto per una valutazione operativa, come era stato già fatto per lo SVA, destando scarsissimo entusiasmo. I piloti addirittura fanno di tutto per volarvi il meno possibile preferendogli di gran lunga lo SPAD. Per quanto scossa dalla perdita del comandante, l’unità, cui ora si sono aggiunti il sergente Antonio De Corato e il soldato Chiaffredo Monetti, assolve col consueto slancio missioni da caccia e scorte ai Caproni, malgrado le pesanti perdite sofferte dall’aviazione austroungarica impediscano a questa di farsi vedere frequentemente. Il 12 luglio una pattuglia di cacciatori italiani scorta i bombardieri che vanno a lanciare manifestini su Asiago. Al ritorno, vengono avvistati sul Monte Santo cinque aerei austriaci impegnati in combattimento con due Hanriot e due caccia inglesi e Keller si getta nella mischia assieme a Magistrini. Nel combattimento Keller rivendica l’abbattimento di un nemico, ed un altro Magistrini in collaborazione con un inglese. Il 23 agosto la squadriglia distacca una sezione sul campo di Verona. La sera dell’8 settembre un ciclone di devastante intensità colpisce l’intera pianura padana. La furia degli elementi distrugge a Quinto di Treviso 8 hangar e nette fuori uso 14 SPAD ed i tre Balilla. Sebbene alla mattina del 10 nessun aereo sia efficiente, i materiali perduti vengono rapidamente rimpiazzati, tanto che il reparto, passato il 23 settembre al XVII Gruppo, può allineare il 1 ottobre 22 aerei. Nel frattempo, il 19 settembre, Ruffo, che deve passare a comandare proprio il XVII Gruppo, ha ceduto il comando a Ranza. Il 17 ottobre il tenente Augusto Stobia rimane ferito durante un mitragliamento a bassa quota e, malgrado riesca ad atterrare nell’ippodromo di Treviso e venga prontamente soccorso, muore il giorno dopo all’ospedale “Città di Milano”. Il 26 ottobre il Comando Supremo lancia l’offensiva finale lungo la direttrice Ponte alla Priula-Vittorio veneto, alla giunzione fra la 5^ e la 6^ armata austriaca. Dopo lo sfondamento la squadriglia, inquadrata nella Massa da Caccia, è nuovamente impiegata nel sanguinoso compito di mitragliare le colonne nemiche in ritirata. Come al solito , il tiro della contraerea è micidiale ed il pedaggio richiesto da queste missioni è molto più alto di quello di qualsiasi scontro aereo. Keller non torna al campo il 29 ottobre. Bacula riferisce di aver visto il suo aereo, la matricola 5414, con l’ala rotta in un campo nei pressi dell’aeroporto austriaco di S. Fior. Il 30 Ranza di ritorno da un mitragliamento è colpito al serbatoio del suo SPAD 2482 e costretto ad atterrare proprio sul campo di S. Fior, che però è stato abbandonato dagli imperiali. Così il pilota italiano può tranquillamente rifornire il suo aereo di benzina austriaca e tornare al campo. Il 31 ottobre lo stesso Piccio, comandante della Massa, dopo aver mitragliato il campo della Comina, attacca un nido di mitragliatrici lungo il Tagliamento, ma viene colpito al motore del suo SPAD e costretto a prendere terra dietro le linee austriache. Bacula lo vede fuggire dopo essersi spogliato degli indumenti di volo e mitraglia gli austriaci che inseguono il suo comandante. Anche De Bernardi è costretto ad atterrare nei pressi di Sacile, ma un inglese, atterratogli vicino e poi ripartito, porta al campo la rassicurante notizia che il pilota italiano ha avuto il serbatoio colpito e, per quanto leggermente ferito ad un braccio, chiede solo che gli portino della benzina. Lo stesso 31 ottobre viene aggregata al reparto una sezione di Balilla A.1 coi piloti tenente Antonio Brambilla, tenente Fabio Fabi, sottotenente Attilio Moscatelli, caporale Umberto Capati, caporale Francesco Ciabati e caporale Raffaele Gargiulo. La mattina del 1 novembre una pattuglia composta da Ranza, De Bernardi, Novelli, Bacula e dal tenente Carlo Alberto Conelli De Prosperi atterra sul campo della Comina, quasi un anno esatto dopo che gli italiani avevano dovuto abbandonarlo. Sullo stesso campo si reca in seguito Ruffo portando sulla SPAD la sua bicicletta. Con questa il principe napoletano sgamba nei dintorni per avere notizie di Piccio, venendo a sapere che, catturato la sera stessa del suo abbattimento, era stato portato dagli austriaci ad Udine. Il 3 novembre rientra all’unità Keller, che era stato preso prigioniero dagli austriaci ferito ad una gamba e trattato con ogni riguardo all’ospedale di Sacile fino al giorno in cui gli inglesi l’avevano liberato. Al termine delle ostilità la 91^ Squadriglia è ancora basata a Quinto con i suoi 13 SPAD. Al comando di Ranza sono Aliperta, Bacula, Conelli de Prosperi, De Bernardi, D’Urso, Novelli, Olivero, Castelli, Bonucci, Mario Ottolini e Guido Consonni. L’attività di questo eccezionale reparto, che non viene mai sciolto e rimane ininterrottamente in attività fino ai nostri giorni, durante il primo conflitto mondiale, può essere riassunta in 3412 voli di guerra, di cui 2149 di caccia, e 117 vittorie accertate. Ben 11 suoi piloti vennero dichiarati assi: Baracca, Piccio, Ruffo, Ranza, Luigi Olivari, Novelli, Costantini, Magistrini, Nardini, Parvis e Sabelli. Baracca e Piccio decorati con Medaglia d’Oro al Valor Militare, Keller, Novelli, Olivari, Olivero e Ranza furono decorati con tre Madaglie d’0Argento al V. M. ciascuno, 2 Medaglie d’argento al V.M furono conferite a Aliperta, Baracca, Bonucci, Consonni, Costantini, Ferreri, Magistrini, Pessi (Parvis), Piccio e Sabelli; una Medaglia d’Argento al V.M. a Bacula, Bozzetto, Conelli de Prosperi, De Bernardi, Degli Esposti, Di Rudini, Nardini e Pagliari; 3 Medaglie di Bronzo al V.M. a Olivari, 2 Medaglie di Bronzo al V.M. a Aliperta, Fabi, Gorini, Nardini, Piccio e Ranza, 1 Medaglia di Bronzo al V.M. a Bacula, Baracca, Castelli, Conelli de Prosperi, Guido Consonni , De Bernardi, Degli Esposti, Di Rudini, Magistrini, Osnago e Tacchini.
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Hd.1 CON IL ROSSO LEONE DELLA 72^ SQUADRIGLIA, CASTENEDOLO 1918
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