La Grande Guerra Aerea - Aviazione Navale - 15.1 Le Origini
Nei primi anni del ‘900, tra i responsabili della Regia Marina, ci fu chi non tardò troppo a rendersi conto delle potenzialità belliche del mezzo aereo anche sul mare. In quel periodo, infatti, con il progressivo affermarsi
delle esperienze di volo, si cominciò a seguirne con attenzione lo sviluppo in vista anche di possibili impieghi militari.
L’osservazione dall’alto infatti permetteva di aumentare considerevolmente il limite dell’orizzonte, come provavano i
palloni aerostatici che offrivano ottime opportunità per studiare la posizione e i movimenti dell’avversario.
Nel 1907 anche la Regia Marina aveva effettuato delle prove utilizzando dei nuovi palloni chiamati
Draken che, grazie alla loro particolare forma allungata, offrivano una resistenza al vento inferiore
rispetto a quella dei palloni a forma sferica. Le prove erano state condotte trascinando a rimorchio il
Draken con l'incrociatore
Elba per una esercitazione di avvistamento mine che segnò di fatto l’inizio delle prime esperienze
dell’aviazione navale in Italia. In seguito a questi primi riusciti esperimenti, nel giro di qualche anno la Regia Marina si era già dotata di due navi appoggio aerostati, gli incrociatori
Elba e
Liguria, e nel 1909 aveva anche già istituito una Sezione Aeronautica presso il Ministero della Marina.
Si può anche affermare che la Marina aveva cominciato a tener d’occhio gli
aeroplani prima dell’Esercito, fin dal 1906, quando il futuro ammiraglio
Gambardella aveva scritto un breve articolo, apparso poi sulla Rivista
Marittima del gennaio 1907 insieme all’altro
intitolato Marina da
diporto: par. 1 – gli idroplani, che fu la prima segnalazione degli
idrovolanti come oggetto d’interesse navale apparsa sulla rivista ufficiale
della Marina. Nove mesi dopo, nel settembre del 1907, Ettore Cianetti, della
Brigata Specialisti del Genio, si era occupato in maniera più specifica
dell’argomento aeronautico, pubblicando, sempre sulla Rivista Marittima, un
articolo su L’aeronautica al servizio della R. Marina.
Contemporaneamente il sottotenente di vascello
Mario Calderara, incuriosito e interessato dai primi voli effettuati nel 1903 dai
fratelli Wright, iniziò una corrispondenza a titolo personale con loro per avere informazioni
scientifiche che nel 1907 si tradussero in un esperimento simile a quello condotto in precedenza con i palloni facendo alzare in volo, presso l’Arsenale di La Spezia, un aliante con galleggianti chiamato
idroveleggiatore trainato dal cacciatorpediniere
Lanciere. L’esperimento non ebbe seguito, ma segnò la nascita dell’antenato dell’idrovolante.
Due anni dopo, nel 1909,
Calderara sarà uno dei primi piloti in Italia ad essere addestrato al volo direttamente da uno dei due
fratelli Wright,
Wilbur. Il pioniere statunitense aveva soggiornato a Roma dall’1 al 26 aprile su invito del
Club Aviatori di Roma che, con il contributo delle quote versate dai soci e dai Ministeri della
Marina e della Guerra, era riuscito ad acquistare proprio dai
fratelli Wright un velivolo
Flyer Mod. A. Il presidente del club, il maggiore del Genio
Maurizio Mario Moris, oltre all’acquisto dell’aereo col motore di ricambio, era riuscito ad ottenere
anche l’addestramento contestuale di due piloti. Il primo fu proprio
Mario Calderara, tanto che si può ben dire che il primo pilota italiano fu un marinaio.
E a dimostrazione che non si trattava della semplice ricerca di un brevetto fine a se stesso,
Calderara lo troviamo subito attivo con il
Flyer dal 9 al 20 di quello stesso settembre 1909, quando partecipa con ottimi risultati al
circuito aereo di Brescia, una delle prime manifestazioni aviatorie in assoluto che consistevano
allora in prove sulla distanza, prove di velocità (su 10, 20, 30 Km), prove di altezza, prove di velocità con passeggeri a bordo.
In seguito all’esperienza maturata col pilotaggio del
Flyer e alla collaborazione col costruttore e pioniere francese
Gabriel Voisin,
Calderara realizzò su incarico della Marina, nell’Arsenale di La Spezia, il primo
idrovolante interamente progettato e costruito in Italia. Le prime prove furono effettuate nel dicembre
del 1911 e il primo volo ufficiale avvenne l’8 giugno 1912. Questo
idrovolante si dimostrò subito un ottimo velivolo, stabile e con prestazioni costanti. Per questo
Calderara fu invitato a Londra a presentare il suo lavoro tramite la proiezione di un filmato;
tra i presenti vi era l’allora Primo Lord dell’Ammiragliato
Winston Churchill.
Contemporaneamente, sempre a La Spezia, il capitano del Genio navale
Alessandro Guidoni, utilizzando gli studi dell’ingegner
Enrico Forlanini, aveva applicato due galleggianti muniti di alette idrodinamiche ad un biplano terrestre
Farman 50 hp trasformandolo in idrovolante.
Un altro esemplare di idrovolante fu costruito a Vigna di Valle dai capitani del Genio militare
Gaetano Arturo Crocco e
Ottavio Ricaldoni. Era caratterizzato dalla fusoliera galleggiante a forma di scafo e fu collaudato nel
1912 dal tenente di vascello
Manlio Ginocchio che aveva collaborato coi costruttori. In seguito
Ginocchio, mettendo a frutto le esperienze acquisite, realizzò nell’Arsenale di Venezia, nello stesso anno,
un proprio esemplare. Parallelamente agli aeroplani, si era continuato a lavorare anche sullo sviluppo dei
palloni aerostatici che dall’inizio del secolo avevano subito una significativa evoluzione.
Con l’aggiunta di timoni direzionali, di motori propulsori e dando all’involucro una forma più aerodinamica erano stati resi governabili; era nato il dirigibile. La Marina utilizzava sia gli aerei che i dirigibili,
ma furono proprio questi ultimi a farla da padroni nei primi anni dell’epoca aeronautica. Per la ricognizione, la sorveglianza e il bombardamento essi venivano preferiti in quanto offrivano prestazioni di maggior rilievo,
data la loro capacità di carico e la grande autonomia. Nel 1909 il primo dirigibile militare italiano
P1, progettato dal capitano del Genio
Gaetano Arturo Crocco e pilotato dal tenente di vascello
Guido Scelsi, compì il primo volo effettuando senza scalo il tragitto Roma Napoli e ritorno.
In seguito a questi positivi risultati, la Marina acquistò altre due piccole aeronavi (P2 e
P3) che insieme alla prima, riunite a Brindisi, formarono una “Flottiglia”.
In questi anni l’applicazione militare del volo conosce anche in Italia una rapida accelerazione.
Le condizioni dell'aviazione marittima all'entrata in guerra dell'Italia non erano floride né si poteva prevedere in un breve lasso di tempo esse mutassero. Infatti gli apparecchi Curtiss ed i motori Curtiss che venivano mano mano consegnati si dimostravano di scarsa efficienza, gli apparecchi Albatros, Caproni ed America subivano considerevoli ritardi nella costruzione, alcune perdite già si verificavano nelle prime operazioni belliche come quelle dei dirigibili «Città di Jesi» e «Città di Ferrara»; infine non erano ancora stabiliti i tipi perfettamente adatti ai vari impieghi della nuova arma, specialmente per ciò che si riferiva agli idrovolanti. Occorreva non soltanto accelerare le costruzioni in corso, ma altresì ampliare il programma in modo da avere, al più presto, il numero di apparecchi necessari per un intenso servizio e per compensare le perdite. Si poteva pertanto ottenere che un certo numero di apparecchi (10 idrovolanti e 6 aeroplani da caccia) fossero inviati dalla Francia, con relativo personale, parte a Brindisi, parte a Venezia. Si accelerarono presso le ditte gli approntamenti delle ordinazioni istituendo apposite commissioni di controllo, e con un altro fondo di 12 milioni, ottenuti nel giugno ed in parte in seguito, si provvide nel corso dell'anno alle seguenti necessità: 1° Stabilire una stazione idrovolanti a Grado con due hangars. 2° Aumentare l'efficienza bellica della stazione idrovolanti di Venezia dotandola di due nuovi hangars. 3° Impiantare una stazione idrovolanti sul Lago di Varano in sostituzione di quella di Pesaro che rimaneva solo come posto di rifornimento. 4° Ordinare la costruzione di due hangars per grossi aeroplani a Ferrara e Jesi. 5° Provvedere tre hangars smontabili per idrovolanti. 6° Ordinare due nuovi dirigibili di media cubatura. 7° Ordinare quattro dirigibili di piccola cubatura per la caccia ai sommergibili. 8° Provvedere gli aeroscali di potenti generatori di idrogeno. 9° Ordinare 20 velivoli di grande portata. 10° Ordinare 40 idrovolanti di media portata. 11° Ordinare 90 motori per idrovolanti. Per la fine dell'anno si cominciarono ad avere i frutti di tale programma, giacchè Grado cominciava nel novembre la sua azione bellica, ed i nuovi idrovolanti tipo Lohner (copia di uno austriaco catturato), fanno la loro prima comparsa nelle squadriglie sostituendo mano mano tutto il materiale vario e di scarsissima efficienza prima esistente. La R. N. «Europa» (ex «Quarto») sostituì nel novembre 1915 l'«Elba » che venne disarmata, la stazione aeronautica fu posta a terra a Brindisi, ed una nuova se ne impiantò a Taranto, la stazione idrovolanti fu trasferita sull'Europa, che poteva portare 12 idrovolanti dei quali 8 pronti al volo. Tale nave, con un hangar smontato nella stiva, rimase aggregata all'Armata con sede eventuale a Brindisi. Il personale, in corso di preparazione all'apertura delle ostilità, era appena sufficente per sopperire ai primi programmi; fu provveduto perciò con l'apertura di un concorso di piloti già brevettati, e con l'istruzione di osservatori prelevandoli dagli ufficiali delle navi presenti nelle sedi delle squadriglie d'aviazione. Per i dirigibili furono colmati i vuoti prodotti dalla perdita del «Città di Ferrara» e «Città di Jesi» con l'apertura della scuola di Campalto. Dato però il carattere della guerra che si presentava di non breve durata, dato il bisogno di provvedere con l'arma aerea alle nuove necessità belliche di esplorazione e di offesa,alla fine del settembre l'Ufficio del Capo di Stato Maggiore formulò un vasto programma che compendiando dei precedenti la parte non ancora in atto, prevedeva tutto il fabbisogno fino al termine del 1916. Esso rappresentava una spesa complessiva di circa 30 milioni di lire ed era il seguente: 1° Quattro dirigibili V od M od F (già in costruzione). 2° Quattro dirigibili piccoli (già ordinati). 3° Quattro dirigibili M. 4° Dodici dirigibili piccoli. 5° Un nuovo hangar per l'aeroscalo di Ferrara. 6° Quattro hangars per dirigibili piccoli. 7° Due pontoni semoventi per palloni frenati. 8° Due stazioni aerostatiche di rispetto. 9° Ottomila cilindri per idrogeno compresso. 10° Impianto di uno stabilimento per costruzioni aeronautiche. 11° Quarantotto idrovolanti tipo L (già ordinati). 12° Duecento idrovolanti tipo L. 13° Ventiquattro apparecchi America o Caproni (già ordinati). 14° Settantaquattro Caproni. 15° Cinquanta motori Colombo per sostituire i Curtiss (già ordinati). Tale programma prevedeva anche le spese di esercizio per tutto l'anno di guerra 1916.
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Tenente di Vascello pilota di idrovolanti. Nominato Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia nel 1919
Tenente di Vascello pilota di idrovolanti. Noto aviatore, era stato istruttore alla Malpensa e partecipato al raid del Resto del Carlino del 1911, Prese aprte alla spedizione in Libia.
Capitano pilota già comandante della V Squadriglia. Partecipò alla campagna di Libia nel 1911.
Bleriot alle Grandi Manovre del Monferrato
(tratto da www.alessandrianews.it)
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